Il sostituto procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Daniela Pannone, ha chiesto il rinvio a giudizio per l’imprenditore agricolo di 62 anni Aniello D’Angelo, accusato di omicidio colposo per la morte dell’operaio Salvatore Ferraro, deceduto nel giugno 2023 in seguito ad un infortunio sul lavoro avvenuto durante la raccolta delle ciliege nel fondo di D’Angelo a Castel di Sasso, nel Casertano.
In particolare, dagli accertamenti eseguiti dai carabinieri, emerse che Ferraro, che non era stato assunto regolarmente, era rimasto folgorato mentre cercava di posizionare una scala in alluminio di sei metri su un albero; la scala toccò infatti dei cavi elettrici che erano sul frutteto e lo sovrastavano, e il lavoratore prese la scossa e rimase ucciso. La Procura della Repubblica ha contestato a D’Angelo, residente a Santa Maria Capua Vetere e difeso dagli avvocati Gaetano Crisileo e Raffaele Gaetano Crisileo, anche la violazione delle norme di sicurezza sul lavoro perché, quale datore di lavoro di Ferraro, non ha tenuto conto delle capacità lavorative e delle condizioni di salute e di sicurezza dell’operaio, né lo ha sottoposto a visita medica al fine di accertarne l’idoneità sanitaria alla mansione di operatore agricolo.
Per gli inquirenti, inoltre, Ferraro non era stato neanche formato e informato sui rischi della sua mansione di lavoro e del luogo in cui operava, ovvero su come andava utilizzata in sicurezza la scala in alluminio e sui rischi di natura elettrica in cui poteva incorrere né gli erano stati dati i necessari ed idonei dispositivi di protezione e di prevenzione. Nei prossimi giorni verrà fissata l’udienza preliminare dinanzi al gup del tribunale di Santa Maria Capua Vetere Pasqualina Gaudiano, in cui si costituiranno parte civile la moglie e i figli del defunto Salvatore Ferraro (assistiti dall’avvocato Alfonso Iovino).
In particolare, dagli accertamenti eseguiti dai carabinieri, emerse che Ferraro, che non era stato assunto regolarmente, era rimasto folgorato mentre cercava di posizionare una scala in alluminio di sei metri su un albero; la scala toccò infatti dei cavi elettrici che erano sul frutteto e lo sovrastavano, e il lavoratore prese la scossa e rimase ucciso. La Procura della Repubblica ha contestato a D’Angelo, residente a Santa Maria Capua Vetere e difeso dagli avvocati Gaetano Crisileo e Raffaele Gaetano Crisileo, anche la violazione delle norme di sicurezza sul lavoro perché, quale datore di lavoro di Ferraro, non ha tenuto conto delle capacità lavorative e delle condizioni di salute e di sicurezza dell’operaio, né lo ha sottoposto a visita medica al fine di accertarne l’idoneità sanitaria alla mansione di operatore agricolo.
Per gli inquirenti, inoltre, Ferraro non era stato neanche formato e informato sui rischi della sua mansione di lavoro e del luogo in cui operava, ovvero su come andava utilizzata in sicurezza la scala in alluminio e sui rischi di natura elettrica in cui poteva incorrere né gli erano stati dati i necessari ed idonei dispositivi di protezione e di prevenzione. Nei prossimi giorni verrà fissata l’udienza preliminare dinanzi al gup del tribunale di Santa Maria Capua Vetere Pasqualina Gaudiano, in cui si costituiranno parte civile la moglie e i figli del defunto Salvatore Ferraro (assistiti dall’avvocato Alfonso Iovino).