Prosegue la campagna “No all’accanimento contro la Polizia Penitenziaria” promossa dal
Sindacato Polizia Penitenziaria – S.PP. – che vedrà venerdì 13 settembre prossimo il
segretario generale Aldo Di Giacomo incontrare giornalisti, agenti e cittadini alle ore 11
davanti al carcere di Santa Maria Capua Vetere, “simbolo” della situazione che vede 4 agenti ancora in carcere e decine in tutt’Italia sospesi dal servizio. “Ne chiediamo la scarcerazione immediata, gli arresti domiciliari possono essere più che sufficienti, in quanto a mio avviso – sottolinea Di Giacomo – non ci sono le condizioni per continuare con gli arresti cautelari.
Come ogni cittadino va considerato innocente sino alla sentenza definitiva di condanna,
anche noi servitori dello Stato abbiamo lo stesso diritto, tanto più in questa fase “storica”
dell’emergenza carcere segnata da 2mila casi di aggressione e violenze contro il personale
dall’inizio dell’anno. Se quella di Santa Maria è una vicenda che si trascina da quattro anni e
mezzo con troppi colleghi che hanno subito e continuano ancora a subire il disagio
economico oltre che la “gogna” sui media”, l’altro esempio eclatante viene dal Beccaria di
Milano dove pure sono avvenuti 13 arresti e numerose sospensioni dal servizio e rivolte ed
evasioni a catena”.
Nell’annunciare che mercoledì 18 settembre alle ore 10 si terrà una conferenza stampa davanti all’Istituto Beccaria di Milano, il segretario S.PP. evidenzia che “le rivolte ed aggressioni ormai quotidiane, come le evasioni e i tentativi di evasione, incidono pesantemente sulle già difficilissime condizioni di lavoro del personale.
Accade infatti che mentre gli agenti stanno dando prova di un impegno che va al di là di ogni limite per orario di lavoro (con straordinario sino a 40 ore al mese) e sacrificio per garantire la legalità – continua – il fatto che ci siano colleghi in detenzione o sospesi dal servizio produce un profondo malessere in tutto il Corpo.
Grazie a provvedimenti di magistrati (pur in contrasto tra loro) l’assoluzione e il reintegro in servizio di agenti della polizia penitenziaria danno speranza ai servitori dello Stato che ogni giorno mettono a rischio la propria incolumità. Non dimentichiamo che ci sono state anche condanne a detenuti che hanno fatto false testimonianze e ritrattazioni sempre sui fatti di Santa Maria.
Resta sempre aperta la questione che come sindacato di polizia penitenziaria poniamo da anni all’attenzione dell’Amministrazione Penitenziaria, Governo e Parlamento: la revisione del reato di tortura tanto più urgente in questa fase di acuta emergenza nelle carceri. In questa situazione sfuggita al controllo dello Stato gli agenti non possono “volgere l’altra guancia” e per difendersi non sono sufficienti guanti e scudi”