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Una banda di professionisti, ognuno con i propri compiti operativi, capace di non lasciare alcuna traccia sui luoghi dei delitti commessi, e che solo grazie all’uso di software altamente all’avanguardia è stato possibile smantellare. E’ quanto emerso durante la conferenza stampa tenutasi negli uffici della Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) relativamente all’arresto di otto componenti di una banda formata da italiani e rom. Agli indagati – sette uomini ed una donna – sono stati contestati diversi episodi tra furti e rapine, tra cui i violenti colpi avvenuti il 22 aprile 2023 nelle abitazioni di un noto avvocato penalista casertano, Vittorio Giaquinto, e dei coniugi suoi vicini, altri due furti commessi in abitazioni di Avellino e un tentato furto nel quartiere Soccavo di Napoli, dove i banditi avevano preso di mira un facoltoso commerciante, ma la Polizia di Stato (Squadra Mobile di Caserta e Sco) che indagava da mesi sul gruppo, è riuscita a fermarli prima che agissero. Di rilievo la circostanza che dopo la rapine a casa dell’avvocato casertano e dei suoi vicini, i banditi non hanno lasciato alcuna traccia sul luogo dei delitti, soprattutto biologica, non consentendo in un primo momento agli investigatori di raccogliere elementi significativi.

Siamo dovuti partire da zero – ha spiegato il Procuratore Aggiunto Renzulli – e non è stato facile riuscire ad individuare i componenti della banda”. Determinante è stato il lavoro ad alto tasso tecnologico degli investigatori del servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, che grazie ad un software di ultima generazione, hanno effettuato, come sottolineato da Currà, “una complessa analisi delle risultanze dei tabulati telefonici registrati su diverse celle nella zona della rapina, individuando l’utenza di colui che faceva il palo”. Dopo aver “scoperto” l’utenza del palo, che è italiano, gli investigatori e la Procura hanno via via dato un nome e un volto agli altri componenti della banda. Manca però anche qualche tassello all’indagine, ovvero altri complici il cui compito è quello di scegliere le vittime da colpire. L’abitazione di Giaquinto è di quelle vecchie che sorgono nei centri storici, con corti interne e terrazze perimetrali, per cui bisognava andare a colpo sicuro, avendo una conoscenza approfondita dei luoghi. Alla conferenza stampa erano presenti il procuratore Pierpaolo Bruni, l’aggiunto Carmine Renzulli, che ha coordinato le indagini del sostituto Condello, il capo della Squadra Mobile di Caserta Dario Mongiovì, il funzionario della Mobile Gianluca Tuccillo e il dirigente dello Sco Ivan Currà.