Santa Maria Capua Vetere (Ce) – “Dopo il grande clamore dei fatti di Santa Maria Capua Vetere di giugno 2021, per i quali ancora la magistratura non si è pronunciata, ci chiediamo: chi si indignerà per la feroce aggressione all’ispettore di Polizia Penitenziaria in servizio nello stesso carcere che nel tentativo di sedare una rissa tra detenuti è stato selvaggiamente picchiato al punto da dover far ricorso ad un intervento chirurgico?”
È la domanda, tutt’altro che formale, che il segretario generale del S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di Giacomo rivolge in primo luogo ai rappresentanti delle istituzioni e ai politici ricordando che “proprio dopo i fatti di Santa Maria Capua Vetere è scattata la campagna di linciaggio nei confronti dell’intero Corpo di Polizia Penitenziaria, additandoli tutti per “torturatori” e “violenti”. In quell’occasione sono fioccate dichiarazioni, prese di posizione, interrogazioni parlamentari insieme a paginate di giornali. In pochi si sono chiesti però cosa accade nelle carceri dove solo nello scorso anno le aggressioni agli agenti ad opera di detenuti sono state in media 1 ogni 4 giorni e con 42 agenti costretti al ricovero in ospedale e a periodi di lunga convalescenza. Purtroppo nessuno esprime almeno una generica solidarietà al personale e alle famiglie del personale che porterà per sempre i segni dell’aggressione con una discriminazione sempre più inaudita: gli incidenti che avvengono in qualsiasi posto di lavoro sono, giustamente, denunciati all’opinione pubblica mentre se un servitore dello Stato in carcere subisce un’aggressione passa per normalità. La verità è che i detenuti autori di aggressione contano sull’impunità perché al massimo rischiano di essere trasferiti in un altro carcere dove potranno aggredire un altro agente. Sono rarissimi – dice Di Giacomo – i casi di detenuti-aggressori che hanno ricevuto sanzioni trasformate in incremento della pena da scontare. Ancora una volta registriamo come l’Amministrazione Penitenziaria e la politica siano lontani dai problemi veri del personale penitenziario ad eccezione di rituali visite ed incontri in carcere”.