Otto anni dopo la sentenza – rimasta lettera morta – del tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) che lo reintegrava nel suo posto di lavoro dopo un licenziamento illegittimo, è intervenuta la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (prima sezione) a dar ragione ad Antonio Limatola, ex direttore generale del Consorzio di bacino Acsa Caserta3, quello che gestiva la discarica di Lo Uttaro a Caserta, licenziato in piena emergenza rifiuti tra aprile e maggio 2008 dagli allora vertici del Consorzio, i funzionari della prefettura di Caserta Luigi Palmieri e Savina Macchiarella (allora rispettivamente Commissario e sub-commissario del Consorzio).
I giudici di Strasburgo hanno infatti condannato lo Stato Italiano per la mancata esecuzione della sentenza emessa nel 2015 dal giudice del lavoro sammaritano, cui si era rivolto Limatola; sentenza che imponeva la reintegra di Limatola al Consorzio Unico di Bacino (Cub), mega-ente in cui nel frattempo erano confluiti, su decisione del Governo Berlusconi, i nove Consorzi obbligatori dei rifiuti del Casertano e del Napoletano, tra cui appunto l’Acsa Caserta3.
Su quel periodo di piena emergenza rifiuti in cui Limatola fu licenziato, la Cedu è intervenuta anche qualche settimana fa condannando lo Stato Italiano per la mancata messa in sicurezza e bonifica della discarica Lo Uttaro – invaso simbolo del periodo dell’emergenza rifiuti – proprio quella gestita dall’Acsa; mancate opere relative al periodo successivo all’emergenza e che riguarda anche l’area attorno alla discarica, dove esistevano già altri invasi.
La storia giudiziaria di Limatola si incrocia dunque con quella della crisi rifiuti, e getta ulteriori ombre su quella fase tanto complicata, anche per il rispetto delle norme giuridiche, per le province di Caserta e Napoli.
L’ex funzionario del Consorzio Acsa Caserta3, assolto da vari processi penali in cui è stato accusato di disastro ambientale per la gestione delle discariche, si era rivolto anche ai giudici amministrativi per far eseguire la sentenza del 2015: in prima istanza il Tar giudicò inammissibile il ricorso di Limatola, ma il Consiglio di Stato, il primo settembre scorso, ha chiuso definitivamente la vicenda ordinando al Cub di reintegrarlo, individuando il prefetto di Napoli come commissario ad acta per l’esecuzione della decisione; questi però ha chiesto di essere esonerato e sarà il prefetto di Caserta o un suo funzionario ad occuparsi dell’attuazione della decisione. Alle numerose sentenze dei giudici italiani si aggiunge ora anche la sentenza Cedu, che dispone peraltro a favore di Limatola un risarcimento per danni morali di 9600 euro.
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