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“Ho appreso con dolore che nella giornata di Tutti i Santi un detenuto casertano recluso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere ha deciso di porre fine alla sua vita terrena. Ancora una volta un nostro fratello non ha trovato nessuna speranza di libertà a cui aggrapparsi se non la morte”. Così il Vescovo di Caserta e Capua Pietro Lagnese ha commentato il suicidio di un detenuto nel carcere casertano. “Ci raccogliamo in preghiera per lui, per la sua famiglia, la moglie, i figli e tutte le persone che gli hanno voluto bene. Non possiamo e non dobbiamo ‘abituarci’ a queste notizie: in un Paese civile, nessuno dietro le sbarre deve sentirsi condannato a morte ma deve trovare nel tempo della pena motivi di speranza per il futuro, come recita l’articolo 27 della nostra Costituzione. Le carceri, come afferma Papa Francesco, dovrebbero avere sempre una finestra e un orizzonte, anche quando la pena è perpetua. Nessuno può cambiare la propria vita se non vede un orizzonte. È un grido di dolore che ferisce tutti: non possiamo stare a guardare! Non conosciamo i motivi del suicidio del nostro fratello – aggiunge Monsignore Lagnese – ma possiamo immaginare il senso di solitudine, di paura per il futuro che lo hanno angosciato fino a decidere di compiere un atto così estremo. Questo ci deve interrogare. Certo, è più facile reprimere che educare, creare spazi per rinchiudere nell’oblio i trasgressori della legge piuttosto che offrire loro durante la detenzione sostegno psicologico, prospettive di lavoro e speranza di autonomia. All’espressione ‘marcire in carcere’ che tanti continuano a usare, come se si possa arrivare a considerare una persona uno scarto alimentare, bisogna preferire la parola di Gesù che dice: ‘Ero carcerato e mi siete venuti a trovare’. Per questo invito le comunità cristiane di Capua e di Caserta – che da sempre si adoperano tramite Caritas, volontari e cappellani – a stare, materialmente e spiritualmente, accanto ai carcerati, a fare ancora di più, soprattutto promuovendo e curando, già dentro i penitenziari, azioni concrete di recupero sociale dei detenuti. Sono vicino alla direzione del carcere di Santa Maria Capua Vetere e ai tanti rappresentanti della polizia penitenziaria che svolgono con grande professionalità e sacrificio il loro lavoro pur nelle grandi difficoltà degli ambienti in cui sono costretti ad operate. Anche per loro è un dolore vedere morire così una persona affidata alle loro cure. Mi appello anche alla comunità civile e alle istituzioni locali e nazionali che hanno in carico la gestione del sistema penitenziario e del reinserimento dei reclusi nella società. Ascoltiamo l’invito accorato che viene dal Presidente della Repubblica: ‘È importante ed indispensabile affrontare il problema immediatamente e con urgenza … per rispetto dei valori della nostra Costituzione, per rispetto di chi negli istituti carcerari è detenuto e per chi vi lavora'”, conclude Lagnese.