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(ANSA) – CASERTA, 16 LUG – La multinazionale Usa dell’elettronica Jabil non recede dall’intenzione di lasciare il sito produttivo di Marcianise (Caserta) entro il marzo 2025. Per questo motivo sindacati e lavoratori si trovano nella difficile posizione di essere quasi costretti a valutare l’unica proposta in campo, quella della cessione dello stabilimento casertano e dei 419 dipendenti in organico alla nuova società che dovrebbe nascere dalla partnership tra l’azienda Tme di Portico di Caserta e Invitalia, società del ministero dell’Economia. Della soluzione, che la legge 234 del 2021, varata durante il periodo del Covid per rendere più complicato il disimpegno dal territorio italiano alle aziende con 250 dipendenti, soprattutto multinazionali, definisce “piano di mitigazione”, si è discusso ieri durante l’assemblea tenuta al sito di Marcianise, cui hanno preso parte i segretari nazionali dei sindacati dei metalmeccanici Barbara Tibaldi (Fiom-Cgil), Massimiliano Nobis (Fim-Cisl) e Luca Maria Colonna (Uilm). “Sindacati e lavoratori, se potessero scegliere – dice un sindacalista – non accetterebbero alcuna ipotesi di ricollocazione in altre aziende diverse da Jabil, visto ciò che è accaduto in questi anni con i dipendenti che da Jabil sono passati in altre società come Softlab e Orefice, la cui mission produttiva non è mai decollata, e quei lavoratori, specie i Softlab, sono in grande difficoltà e con prospettive future molto fosche. Già questo basterebbe dunque a far dire ai lavoratori Jabil un secco ‘no’ ad ogni ipotesi di reindustrializzazione. C’è poi una domanda suggerita dal buon senso: se Jabil, che è una multinazionale con 250mila dipendenti nel mondo, dice che non è sostenibile lo stabilimento di Marcianise tanto da volerlo chiudere, non capiamo come quest’ultimo possa invece essere sostenibile per una realtà aziendale molto più piccola, come è quella che nascerebbe dalla collaborazione tra Tme e Invitalia”. La cornice legislativa dettata dalle legge 234 del 2021 dà dunque alla Jabil due opzioni: o pagare sostanziose penali per lasciare l’Itaia o presentare appunto il piano di mitigazione. Dal canto loro sindacati e lavoratori per ora non si esprimono su tale piano, anche per la mancanza di garanzie certe su alcuni aspetti fondamentali, come la parte di fatturato, quantificabile in commesse, che la multinazionale lascerebbe alla nuova realtà societaria che ne prenderebbe il posto a Marcianise. Per ora la vertenza si continua invece a giocare sul tentativo da parte di sindacati e lavoratori, già andato a vuoto in questi mesi, di convolgere le istituzioni, in particolare la Regione, affinchè convincano Jabil a restare o a presentare soluzioni che diano concrete prospettive future ma a lungo termine. Intanto il prossimo 23 luglio ci sarà un ulteriore confronto al Mimit a Roma sulla vertenza Jabil. (ANSA).