L’amministrazione comunale di Caserta è stata sciolta per infiltrazioni camorristiche.
In tante e tanti negli ultimi anni si sono battuti, dentro e fuori il Consiglio comunale, contro un sistema di potere che ha fatto dell’arroganza e dell’opacità le proprie regole fondamentali, governando in modo pessimo la nostra città. L’amministrazione Marino ha strutturalmente e costantemente abbandonato la città, lasciando in eredità macerie: dai beni comuni alle decine di cantieri aperti, passando per le politiche sociali inesistenti fino all’assenza del PUC (Piano Urbanistico Comunale). La nostra città versa purtroppo in uno stato di abbandono che fa davvero male. L’amministrazione ha scelto, in questi anni, di tagliare i ponti con la società civile su ogni aspetto decisivo del governo della città: il verde pubblico, la programmazione urbanistica, i beni comuni, le infrastrutture pubbliche, lo sviluppo economico.
Chi ha provato ad opporsi a questo scempio è stato spesso osteggiato, aggredito o, ancora più spesso, messo da parte: c’è chi è stato denunciato quando ha piantato degli alberi e identificato per un presidio pubblico a seguito degli arresti dello scorso maggio; c’è chi è stato pubblicamente insultato quando ha provato a proporre soluzioni alternative al Parcheggio Pollio e alle Casermette; altri sono stati attaccati con furia quando hanno osato criticare le lottizzazioni e le cementificazioni in barba al PUC e ai cambiamenti climatici; altri ancora sono stati ignorati quando hanno denunciato lo scempio della perdita del progetto SAI che ha garantito lavoro e integrazione; ignorato anche chi ha provato a chiedere conto delle politiche sociali assenti o del tentativo di sabotare il Regolamento sui beni comuni. In generale, praticamente ogni proposta proveniente dalla società civile e dall’opposizione è stata sistematicamente bocciata poichè, in molte occasioni, scardinavano meccanismi consolidati nella politica di chi ha governato la città negli ultimi 30 anni. Il blocco di potere è stato ed è ancora trasversale, dal centrodestra al centrosinistra, inquinando la vita pubblica e proponendo false alternative alla città.
Praticamente tutte queste realtà, nonostante questo clima, hanno continuato a battagliare e a proporre, convinte che l’alternativa sia possibile, che il futuro per Caserta possa essere diverso. Lo scioglimento per infiltrazioni mafiose non fa gioire nessuno, ma getta un’onta pesantissima sui cittadini e le cittadine di Caserta, i quali non meritano di essere etichettati come camorristi. L’altra città ha il bisogno di prendere parola collettivamente e di riconoscersi, deve necessariamente unirsi per costruire una proposta alternativa per la nostra città.
C’è bisogno di una primavera casertana che sia in grado di isolare i colpevoli di questo scempio e di costruire una storia nuova per Caserta. C’è bisogno di una grande mobilitazione popolare anticamorra che sia capace di unire chi crede nel riscatto di questa terra e di mettere al centro i temi cruciali per il futuro della città. Per questa ragione invitiamo tutte le forze sociali e politiche che si riconoscono in questo appello a scendere in piazza il 10 maggio. Non possiamo più delegare ad altri: Caserta – e dunque tutte e tutti noi – è davanti ad un bivio cruciale. Da un lato, il pantano in cui siamo stati negli ultimi 25 anni; dall’altro il futuro possibile che dobbiamo oggi costruire insieme; un futuro solidale, accogliente, giusto, verde, florido, partecipato. Abbiamo la necessità di toglierci di dosso la vergogna di questo scioglimento e l’unico modo per farlo è costruire un’alternativa politica e sociale.
A Caserta deve, e può! cambiare tutto, se saremo capaci di metterci insieme e superare gli steccati che ci hanno separato fino ad oggi. Avanti, allora, perché il futuro è tutto da conquistare! Ci vediamo sabato 10 maggio dalle 17.30 in piazza Correra (via Vico). Non mancare!