Tempo di lettura: 3 minuti

La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha disposto il fermo del 48enne Mario Eutizia, che ieri mattina si è recato dai carabinieri di Caserta e si è autoaccusato, supportato dai suo avvocati Antonio Daniele e Gennaro Romano, di quattro omicidi, tutti di persone presso cui aveva svolto il ruolo di badante. Le vittime risiedevano in Cilento, a Casoria e a Latina

“Tutte le condotte poste in essere convergono verso l’exitus’, non solo rappresentato come certo dall’indagato, ma voluto come conseguenza delle proprie azioni. L’ ‘animus necandi’ associato alla misericordia cristiana – dallo stesso ammessa – determinano la propensione dell’indagato a vestire i panni di ‘angelo della morte’. In queste vesti lo stesso prova profonda gratitudine e realizzazione”. Con queste parole il sostituto procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, Annalisa Imparato, descrive la “volontà omicidiaria” del badante Mario Eutizia, sottoposto a fermo dopo essersi auto accusato di quattro omicidi.

Secondo il pubblico ministero, “la somministrazione lenta e continua di dosi massicce di farmaci potenzialmente letali ove abbinati, compendiata dal desiderio di veder cessare l’agonia degli anziani, non può che dimostrare che Eutizia, conoscitore delle caratteristiche dei farmaci sia per l’esperienza lavorativa che per l’assunzione personale in quanto già paziente oncologico, voleva cagionare la morte dei suoi assistiti. Una morte certa in considerazione dell’età degli stessi e delle critiche condizioni cliniche”. Durante l’interrogatorio cui è stato sottoposto, il badante, si legge nel provvedimento di fermo, “confessava di aver deciso di somministrare dosi massicce di farmaci – in reiterate circostanze e in ampio lasso temporale – in quanto spinto da una profonda compassione e pietà per gli stessi (pazienti – ndr), consapevole che una perdurante assunzione li avrebbe accompagnati dolcemente verso la fine. Infatti, come dallo stesso Eutizia ammesso, nessuno si accorgeva delle dosi quadruplicate in quanto nessuno de familiari assisteva al momento della somministrazione”. E “non può non assumere pregnante rilievo la richiesta avanzata da Eutizia al Pm di essere aiutato a non ‘uccidere più’ perché, ove si fosse trovato nelle medesime condizioni, a suo dire avrebbe potuto uccidere ancora ben conscio di non poter reggere una sofferenza tale”.

Ho deciso di confessare per essere aiutato a non uccidere più, perché potrei continuare a farlo, essendo consapevole di non poter reggere ad una sofferenza tale”, ha detto al pm, vestendo i panni di un vero e proprio “angelo della morte” e ben consapevole di tale sua missione. Due dei delitti confessati dal badante risalgono al 2014, quando avrebbe ucciso i primi due anziani a Latina, al momento non ancora identificati. I carabinieri di Caserta hanno potuto invece accertare l’identità degli ultimi due decessi raccontati da Eutizia, avvenuti pochi mesi fa: quello dell’89enne Luigi Di Marzo, morto a Casoria (Napoli) nel dicembre scorso, e del 96enne Gerardo Chintemi, deceduto a Vibonati (Salerno) nel marzo di quest’anno. I militari hanno contattato i parenti dei due anziani, constatando che Eutizia aveva prestato servizio come badante presso entrambi, e che a Vibonati era stato anche denunciato dai carabinieri per aver rubato l’auto dell’anziano dopo la sua morte. Il 48enne ha raccontato di aver sempre goduto della fiducia dei familiari delle persone che assisteva, di averne curate decine negli anni, e che per questo aveva potuto somministrare senza essere visto le dosi quadruplicate di farmaci alle quattro vittime. Il sospetto, ora, è che vi possano essere altre vittime di cui non ha parlato, classificate come morti naturali.