Gli allevatori Sebastiano Noviello, casertano, e Sebastiano Lombardo, siciliano, con il sindacalista Gianni Fabbris, hanno iniziato da oggi uno sciopero della fame davanti al Ministero della Salute in rappresentanza del movimento che da oltre un anno si batte per ottenere la riforma delle strategie di eradicazione della brucellosi e della Tbc nelle aree ancora non indenni, tutte del Sud, come Campania, Sicilia, Puglia e Calabria; una protesta il cui obiettivo è sollecitare il Governo a nominare un Commissario che si sostituisca alle Regioni nella risoluzione del decennale problema che coinvolge centinaia di allevamenti bufalini e bovini.
Anime del movimento il Coordinamento Unitario in Difesa del Patrimonio Bufalino, nato quasi tre anni fa nel Casertano per protestare contro il piano della Regione Campania di eradicazione di brucellosi e Tbc, e la Rete Interregionale Salviamo l’Allevamento di Territorio, sorta invece nella primavera del 2023 per unire in un’unica piattaforma le comuni rivendicazioni degli allevatori delle quattro regioni colpite dal fenomeno.
Gianni Fabbris, portavoce del Coordinamento Unitario e presidente di Altragricoltura, ha già fatto nei tre anni di lotta nel Casertano a fianco degli allevatori diversi scioperi della fame, e spiega che “questa protesta davanti al Ministero non è affatto un gesto disperato o fine a se stesso, ma una lucida azione di lotta e di mobilitazione. Dietro di me, Adriano e Sebastiano, c’è una comunità, un popolo in mobilitazione da quasi tre anni che ha pianificato la sua
azione, che ha obiettivi precisi e si fermerà solo se le istituzioni rispetteranno gli impegni che hanno assunto”.
Fabbris ricorda “l’Ordine del giorno votato dal Senato nel gennaio 2023 che impegnava il Governo a intervenire sul problema brucellosi e tbc, l’incontro del successivo mese di maggio al Ministero della Salute, in cui il sottosegretario Marcello Gemmato valutò e condivise la proposta di nominare un Commissario Nazionale per risolvere i gravissimi problemi di queste due zoonosi che pesano in maniera insopportabile sulla sicurezza e l’economia di 4 regioni meridionali. Eppure – aggiunge Fabbris – l’atto di nomina, nonostante tutte le rassicurazioni, non è stato ancora assunto dal Consiglio dei Ministri, lasciando nella incertezza gran parte degli operatori sanitari coinvolti, gli allevatori, i sindaci dei territori interessati e le comunità. Intanto si aggrava la situazione dal punto del rischio sanitario nella quattro regioni, dove i numeri del fallimento sono impietosi sia per le aziende e le tante stalle che chiudono, sia per gli inutili abbattimenti di animali che purtroppo continuano, sia per i dati della BRC e della TBC che mostrano il fallimento delle azioni messe in campo dalle Regioni. Resteremo in sciopero – conclude il sindacalista – finchè una delegazione del movimento non sarà ricevuta dai Ministri competenti per capire cosa o chi sta ancora impedendo la nomina del Commissario Nazionale, e finchè non ne sia formalizzata la nomina e non gli siano affidate deleghe chiare e piene per risolvere i problemi sulla base dell’applicazione delle regole internazionali ed europee”.