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Oreste Vigorito si è confidato in una lunga intervista rilasciata al Corriere dello Sport. Il patron giallorosso ha espresso a Tullio Calzone il suo parere su una stagione che sta andando ben al di sotto le aspettative. Dall’incubo serie C al Benevento del futuro, le sue dichiarazioni: 

Errori – “Ci sono stati errori e io ne ho commessi tanti. Quello più grande è non essere stato risoluto nel resettare il progetto e renderlo più sostenibile alle possibilità e all’interesse della città. Lo scorso anno in semifinale play off contro il Pisa si era chiuso un ciclo, eravamo partiti per fare un grande rinnovamento ma non siamo riusciti a vendere calciatori che pesavano sull’organico e sul bilancio per liberare spazi e risorse. Abbiamo fatto acquisti che non hanno sempre funzionato, così come i veterani”. 

Mercato – “Non è riuscito il mix che avevamo in mente e questo ha generato la situazione attuale. Avrei voluto cambiare tutto dopo aver perso la serie A in modo rocambolesco, ma non ci sono riuscito. E’ questa la colpa che mi attribuisco, non riesco a trovarne altre”. 

Dialogo – “Ho provato a dialogare con i tifosi dal primo giorno e mi auguro di poterlo ancora fare, ma se su ottomila abbonati quattromila non vengono allo stadio faccio fatica a comprenderne le ragioni. So che il calcio è della gente, e senza la gente manca una componente fondamentale”. 

Cessioni – “Molti hanno abbandonato la nave ma chi è andato via non ha mai spiegato perché. Aver perso Barba, Forte e Lapadula ci ha penalizzati. Qualcosa si era rotto ma non con me”. 

Cambi di allenatore – “Cannavaro aveva portato freschezza ma l’effetto non è durato. L’ho visto lavorare con passione ma dopo la fiammata iniziale ci eravamo spenti anche con lui. E’ andato via il direttore sportivo, particolare non irrilevante. Non c’era più condivisione nella soluzione dei tanti problemi emersi. I professori di calcio sono il pronto soccorso che a parole funziona sempre, ma la realtà sono i fatti. Serviva altro”. 

Stellone – “Mi è sembrato l’uomo giusto per rigenerare l’ambiente. Ci sta provando con tenacia e non molla, così come me. Ha un’etica non comune e sta facendo benissimo con i giovani. Però non ci si salva da soli”. 

Arbitri – “Credo che la classe arbitrale stia provando a ringiovanire i ranghi e questo processo necessita tempo. Tutti subiscono errori, non voglio alimentare la logica delle congiure. Il problema è che nell’utilizzo del Var che, a Bari, chiama un rigore per noi e l’arbitro va a verificare un’immagine precedente che non poteva essere segnalata. C’è confusione”. 

Cartellini – “Il Benevento commette meno falli degli avversari e patisce più sanzioni, sono le statoistiche a dirlo. Ci sono riscontri illogici. Il Benevento è una società sana e ha tifosi esemplari, rispettiamo le regole e non ci sentiamo perseguitati, ma qualcosa non torna”. 

Cessione di Forte – “Voleva cambiare aria, non potevamo farci niente. Lapadula chiese di essere ceduto quando era capocannoniere, ho parlato con lui e non sono riuscito a capire i perché del divorzio. Impossibile trattenerlo nonostante lo avessi pagato 4 milioni di euro. La cosa triste è che vanno via senza salutare”

Possibile colpo Coda – “Era un’operazione da 8 milioni di euro, mi sono chiesto se ne valesse la pena. Zangrillo poi non ha voluto più darci il giocatore, che è tornato in campo e ha fatto gol. Io comunque non amo i cavalli di ritorno. Ho già Nero e Manua nel mio Buen retiro di Santa Croce del Sannio, dove ho portato la squadra per ricompattarci. Quello che ora chiedo ai tifosi” 

Scontro diretto – “Non voglio nemmeno pensare all’eventualità di retrocedere. Non è assolutamente vero che io voglia riportare il Benevento in serie C. La C ha una sua dignità, ma dopo essere stato a San Siro, all’Olimpico e allo Stadium la prospettiva non mi entusiasma affatto”. 

Futuro – “Sono concentrato sul presente, se dovessi restare nel calcio l’esperienza inciderà. In 17 anni ho comprato 180 giocatori e ho speso una fortuna, il futuro dovrà essere sostenibile. Dobbiamo essere una sana società di provincia, con grandi ambizioni e piedi piantati nella realtà. Strutture adeguate e giovani da valorizzare. Carfora non è il solo, ne abbiamo tanti. Il sistema dovrà premiare chi valorizza i talenti”. 

Messaggio alla gente – “I club italiani sono sempre più in mano agli stranieri, dobbiamo ricostruire la possibilità di fare calcio nel Sannio, una terra che amo profondamente. E’ la prima stagione che abbiamo fallito, siamo tutti colpevoli ma la responsabilità è soprattutto mia. Credo che il Benevento non morirà, ancora in serie B oppure altrove, ma continuerà ad esserci. Dovrà farlo in modo diverso e proporzionato all’interesse del territorio. Intanto stringiamoci forte alla squadra e crediamo nella salvezza. Tutti insieme, perché il futuro è adesso”.

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