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Siamo assolutamente contrari all’ipotesi di una attività estrattiva a Durazzano, in provincia di Benevento, al confine con il Parco urbano “Dea Diana”, perchè dannoso per l’ambiente, per le coltivazioni locali e per la salute dei cittadini. L’intenzione della Regione di riaprire la vecchia questione della cava è una scelta inopportuna e di retroguardia”. Ad affermarlo è Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale dell’Unci AgroAlimentare. “Il problema non investe – ha proseguito il numero uno dell’associazione di settore del mondo cooperativistico – soltanto la comunità locale di Durazzano, ma tutti i 9 Comuni del Sannio e del Casertano, che rientrano nell’area verde (anche quindi Santa Maria a Vico, Cervino, Forchia, Arpaia, Airola, Arienzo, Sant’Agata dei Goti, Maddaloni). Non a caso, i sindaci del Comuni contermini hanno giustamente espresso la propria posizione critica e la ferma intenzione di opporsi all’avvio delle procedure di apertura della cava di calcare, da parte del Genio civile di Benevento e di Palazzo Santa Lucia. Quando sono in ballo integrità del territorio, il patrimnonio naturale e interessi economici ed occupazionali diffusi pre-esistenti, sarebbe opportuno e doveroso confrontarsi con i cittadini, con gli enti locali e con le parti sociali, prima di assumere decisioni calate dall’alto, che possono avere ricadute negative per gli abitanti e per le attività. Da parte nostra, non possiamo non evidenziare la presenza in zona di coltivazioni di castagne, nocciole e oliveti, imprese agricole e frantoi, significative per il comprensorio, e che l’apertura della cava sottrarrebbe suolo agricolo e boschivo, interferendo inoltre con l’intero territorio circostante. Le risorse principali delle aree interne sono il paesaggio, l’agricoltura, le bellezze naturali, fortunatamente spesso ancora incontaminate o quasi, che andrebbero preservate, tutelate e semmai adeguatamente valorizzate. Mentre nell’opinione pubblica cresce la sensibilità ambientale e le istituzioni a tutti i livelli si pongono l’obiettivo strategico della salvaguardia degli equilibri ecologici, anche orientando e convertendo le attività produttive e modificando stili di vita, risulta un controsenso riattivare insediamenti estrattivi in un contesto da sempre vocato ad attività primarie e che del verde ha fatto un segno distintivo e sul quale ha deciso di investire per il futuro, seguendo un modello di sostenibilità. Per l’area dei monti Tifatini e del parco urbano intercomunale “Dea Diana”, ricchi anche di storia, tradizioni e miti antichi, per la Valle di Suessola e la Valle Caudina, la cava e insediamenti simili rappresentano una ferita inaccettabile”.

“Sollecitiamo pertanto – ha concluso Scognamiglioil presidente della giunta regionale De Luca ad approfondire la questione, aprendo un tavolo di confronto con le amministrazioni locali e revocando i provvedimenti già assunti”.