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Si è tenuto nei giorni 1 e 2 Dicembre, presso il meraviglioso Real Sito di Carditello (CE), un interessante panel tematico sul tema: “Strategie di turismo esperienziale per le aree interne”.
L’incontro è nato sotto l’egida
della Regione Campania, del Ministero della Cultura e dell’Università degli Studi di Napoli e ha coinvolto le Istituzioni a diversi livelli, il Mondo dell’imprenditoria, ammortizzatori sociali e società civile. I lavori hanno definito le possibili nuove strade da intraprendere per fare si che si possano aprire scenari di concreto rilancio per l’economia della regione ma anche per la tutela delle sue bellezze storiche e culturali nonché dei suoi prodotti d’eccellenza.
Tra gli
interventi da segnalare quello relativo alle linee programmatiche sviluppato da Felice Casucci, Assessore al Turismo. Quello della Dott.ssa Rosanna Romano, Direttore generale per le politiche culturali, e quello della sannita Teresa Meccariello, mirato a sottolineare l’importanza della enogastronomia di nicchia come volano culturale. In particolare la Meccariello (già nota voce dell’Associazione Comunemente) ha scandito l’importanza delle filiere di prossimità come necessario momento per il prodotto tipico che, quindi, necessita di normative ad hoc intese non solo al sostegno di produzioni aggregate ma anche casalinghe.
Il “tipico“, secondo l’avvocato sannita, non è necessariamente l’antitesi della Globalizzazione; anzi è vero il contrario. La traduzione si muove oggi più che mai tra autenticità ed esplorazione. Il turismo attuale è un turismo consapevole che non vuole solo assaporare ma vuole capire, conoscere, sapere. Le Istituzioni devono fare di più perché al prodotto tout court si lega il mito della memoria storica, della vocazione territoriale.
È stato questo il ragionamento che ha consentito alla Meccariello di poter declinare il prodotto tipico locale in modo nuovo. La definizione di prodotto tipico come “prodotto culturale a matrice territoriale e trazione mandamentale” è la sintesi di una enogastronomia a destinazione turistica che coniuga mito, tradizione, autenticità e futuro.
Il Sannio è espressione di Enogastronomia non statica che, seppure di nicchia, sa far parlare di sé in quanto incentrata sul buon cibo ed il buon bere che insieme fanno cultura. In sintesi ridisegnare la vocazione di un territorio e programmarne un percorso turistico attraverso i suoi sapori.
La Meccariello ha voluto citare come esempi: il caciocavallo di
Castelfranco, il prosciutto di Pietraroja, la patata di Molinara, il fungo di Cusano Mutri, la cipolla ramata di Airola; per quanto attiene il Sannio caudino, attenzione per la Mela Annurca già iscritta nel Registro delle denominazioni di origine protette, e per l’olio di produzione pampagliosa e leccino rispetto a cui pare la regione abbia già intenzione di sostenere la produzione con un progetto oleoturistico.
Nonostante ciò, conclude la sannita, ancora poco è stato fatto
e non si sono attivate politiche ad hoc e diversificate per territorio. Su questo ha preannunciato tutta una serie di iniziative da proporre alla Regione Campania per sanare queste mancanze e costruire un itinerario che induca i turisti ad associare alle bellezze storiche ed architettoniche quelle enogastronomiche. La mela annurca, l’olio e anche prodotti meno noti come ad esempio il Tarallino tipico di Moiano al finocchietto selvatico, potrebbero essere attrattive concretamente e inseribili nei pat. Alle tante qualità legate soprattutto alle produzioni delle zone interne, andrebbe pensato anche un recupero degli orti fluviali attraverso i quali si potrebbero aprire scenari importanti. Il tentativo è quello di recuperare ruolo e funzione per un territorio che merita tanto di più.