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E’ tutto pronto per il trasferimento dei migranti del Sai di Caserta, il Sistema di Accoglienza e Inclusione sospeso a metà febbraio per sei mesi dal ministero dell’Interno su richiesta del Comune. Dei 105 che erano nelle scorse settimane, ne sono rimasti una settantina, che andranno, come stabilito dal Viminale, nei Sai di altre province e regioni in cui c’era spazio; ma un gruppo di migranti, tutti di origine africana, contesta il trasferimento, trattandosi di ragazzi che in questi anni di Sai avevano iniziato un percorso di reale inclusione e integrazione, frequentando istituti scolastici, scuole calcio, corsi di formazione; il grosso dei migranti, una ventina, tutti pachistani e bengalesi, andrà tra Bologna e la sua area metropolitana (Nuovo Circondario Imolese), ed in ogni caso sono stati trasferiti per gruppi (altri 5 andranno a Mesagne nel Brindisino), mentre la maggior parte dei ragazzi provenienti dai paesi sub sahariani saranno trasferiti anche da soli in paesini campani, calabresi e pugliesi, “dove – è la paura di Omar Mohamed, sudanese 18enne che sta svolgendo a Caserta un corso di informatica, frequenta la scuola guida e quest’anno vuole prendersi il diploma di terza media – sarà impossibile continuare il percorso iniziato. Perché non ci trasferiscono anche a noi in città come Bologna, dove avremmo tutte le opportunità di continuare ad integrarci”? Omar è destinato ad un Sai di San Bartolomeo in Galdo, piccolo comune del Sannio al confine con il Molise.

Omar, con altri ragazzi africani ospiti del Sai di Caserta, nei mesi scorsi, con l’assistenza dell’avvocato Elvira Rispoli, ha denunciato all’autorità giudiziaria le condizioni in cui sono stati tenuti (per mesi non hanno percepito il vitto e il pocket money), e attualmente sulla vicenda sono aperte alla Procura di Santa Maria Capua Vetere due indagini, che presto potrebbero riunirsi in un unico fascicolo. Dopo il coraggio di denunciare – da parte gli ospiti asiatici del Sai non ci sono state lamentele né denunce – per i ragazzi africani è arrivata la doccia fredda del trasferimento. 

Braim, 20enne del Ciad, frequenta il quarto geometra e una scuola calcio a Marcianise; solo per lui il Viminale ha scelto il paesino di Chianche, in provincia di Reggio Calabria, dove è quasi certo che non potrà continuare il suo percorso. “Perché ci hanno fatto studiare?” si chiede polemicamente Omar; altri cinque ragazzi provenienti da Sudan, Senegal, Guina e Repubblica Centroafricana andranno a Lenola (Latina), un guineano e un ghanese a Carfizi (Crotone), cinque nigeirani a Cassano delle Murge, un senegalese e un liberiano a Caulonia (Reggione Calabria), due ivoriani a Gioiosa Ionica (Reggio Calabria), altri nigeriani a Pesco Sannita (Benevento), un ghanese a Gricignano d’Aversa (Caserta).