Una decisione che segna un punto importante nella vicenda giudiziaria legata all’operazione antidroga nel parcheggio di Piazza La Garde a Montesarchio. Il Gup Maria Di Carlo ha assolto Marco Iovino, 59 anni, di Montesarchio, per insufficienza di prove, mentre ha disposto il rinvio a giudizio per altre nove persone coinvolte nell’inchiesta dei carabinieri della Compagnia di Montesarchio, scattata nell’aprile scorso.
Per Marco Iovino, accusato di aver rifornito cocaina al pregiudicato Sergio Uliva, la Procura, rappresentata dal pm Patrizia Filomena Rosa, aveva chiesto una condanna a due anni e otto mesi. Il Gup ha accolto le argomentazioni presentate dagli avvocati Vittorio Fucci e Cosimo Servodio, decretando l’assoluzione per insufficienza della prova. L’assoluzione rappresenta una svolta significativa per Iovino, il quale era già stato coinvolto in altre vicende giudiziarie legate al traffico di droga nella Valle Caudina.
Non è invece finita per gli altri nove coinvolti nell’inchiesta, per i quali il giudice ha disposto il rinvio a giudizio. Tra questi, spicca il nome di Sergio Uliva, 56 anni, presunto destinatario degli stupefacenti, il quale dovrà rispondere davanti al Tribunale delle accuse mosse nei suoi confronti. Insieme a lui, affronteranno il processo anche: Manuel Campanile, 24 anni, e Vincenzo Avella, 60 anni, entrambi residenti a Montesarchio, per i quali si ipotizzano ruoli attivi nella rete di spaccio; Pierluigi Gagliardi, 34 anni, e Maurizio Arena, 46 anni, entrambi di Montesarchio, accusati di aver contribuito al traffico di stupefacenti nell’area; Pietro Luciano, 58 anni, di Bonea, figura già nota alle forze dell’ordine; Assunta Vertullo, 77 anni, e Franca Votino, 52 anni, anch’esse di Montesarchio, coinvolte nelle indagini per presunti legami con il sistema di spaccio; Amin Vincenzo Hedhil, 25 anni, residente a Montesarchio, accusato di partecipazione attiva nella distribuzione degli stupefacenti.
Il processo inizierà il 2 aprile 2025, data in cui si aprirà un capitolo cruciale per l’accertamento delle responsabilità dei rinviati a giudizio. L’inchiesta, condotta con attenzione dai carabinieri, aveva messo in luce una presunta rete di traffico di droga ben organizzata e operante nella Valle Caudina.