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Benevento – Caso chiuso, udienza sciolta, dibattito azzerato, fumata bianca. I luoghi comuni si sprecano, quel che conta è il fulcro: Gianluca Lapadula è tornato. L’eroe dei due mondi ‘che tremare le difese fa’ vestirà ancora la maglia del Benevento. Oreste Vigorito ha annunciato ufficialmente la riconciliazione passando la patata bollente all’allenatore. E si spera che Fabio Caserta abbia spalle abbastanza larghe da poter reggere una pressione che si fa sempre più alta. Era stato lui ad innescare la bomba spostando i panni sporchi dall’ambiente familiare dello spogliatoio a quello più diplomatico della sala stampa: “Gianluca Lapadula non ci sarà, mi ha comunicato di non voler più giocare nel Benevento“, aveva dichiarato alla vigilia di Benevento-Monza, lo scorso 12 gennaio. Apriti cielo. La burrasca ha interessato addirittura due emisferi, spostandosi dalla Dormiente al Machu Picchu, dove migliaia di tifosi peruviani sono insorti in difesa del loro idolo. 

Sembra trascorso un anno, sono soltanto quaranta giorni e quaranta notti (più o meno). Dallo striscione della Sud che lo definiva ‘mercenario’ alla crisi di risultati e di gol che induceva a pensare a lui sempre più intensamente. Quei “facessero pace…”, sussurrati, urlati, o anche solo contemplati dai pochi presenti sui gradoni del Vigorito avevano il sapore di implorazione, di esortazione, quando ancora le due parti in causa si promettevano l’un l’altra fuoco e fiamme a colpi di carte bollate. La vana convinzione che dopo il 3-1 al Monza la squadra se la sarebbe cavata ugualmente è stata sostituita dalla certezza che no, un giocatore che si avvicina a Lapadula in rosa non c’è. Attacco alla profondità, esplosività, intelligenza tattica, pressing forsennato, precisione in zona gol. Uno che in B vince le partite da solo fa mercato a parte, e se hai l’onere/fortuna di averlo già in casa non puoi parcheggiarlo in un recinto periferico. Capocannoniere del campionato praticamente fino all’altro ieri (10 gol), Lapadula torna (già convocato contro il Como?) per riprendersi lo scettro che nel frattempo gli ha sottratto Coda e riportare la squadra a standard accettabili in zona gol: soltanto sei in 7 partite dal momento in cui è mancato, di cui tre contro il Monza. Appunto. 

Terminato un capitolo, se ne apre però subito un altro. Riguarda il campo, la disposizione tattica, l’alchimia da ritrovare. La coppia con Forte, almeno sulla carta, è la soluzione più logica. Ma eventualmente chi sarebbe il sacrificato? E quale sarebbe a quel punto il vestito più adatto da cucire addosso alla squadra? Sia nell’era Inzaghi che nei quattro mesi con Caserta l’attaccante peruviano – salvo rarissime eccezioni – non ha giocato in tandem con un compagno di reparto, agendo al centro di un attacco a tre o davanti a due rifinitori. Sarà questo dilemma, d’ora in avanti, il centro di gravità del ‘Caserta pensiero’. Sperando che non sia permanente, perché il tempo scorre e i problemi non mancano di certo, nonostante il sinistro al paracetamolo di Improta contro il Cittadella.