Sta avendo un’eco mediatica incredibile la storia di Tommaso Conza, barbiere di 87 anni che mantiene viva la sua attività ad Apice Vecchia, la ‘Pompei’ del Novecento, borgo che dista solo 12 km dal capoluogo sannita. Quotidiani, siti e televisioni si stanno interessando della storia. E stavolta è toccato al telegiornale di Canale 5 fare un salto nel Sannio.
Una città fantasma che ha subito la spallata decisiva, in termini di evacuazione, in occasione del terremoto del 1980, il sisma che svuotò completamente l’abitato, fatta eccezione per qualche coraggioso. E tra questi c’era proprio Tommaso Conza che, da 65 anni, continua tutti i giorni ad aprire la sua bottega di barbiere. Di abbandonare la sua attività, il buon Tommaso non ne ha mai voluto sapere, ancor meno adesso che, grazie ad alcuni progetti di valorizzazione portati avanti dal Comune – il borgo sta tornando a vivere. “E ciò – dice il sindaco Angelo Pepe – grazie anche al coraggio di diversi imprenditori del settore turistico e alberghiero, della ristorazione e del divertimento che stanno insediando le loro attività attorno e all’interno dello sfarzoso Castello dell’Ettore del XII secolo, interamente ristrutturato, da fine novembre ancora più suggestivo con i suoi mercatini di Natale”.
Con l’incremento del turismo oggi Tommaso Conza, oltre ad essere uno storico punto di riferimento per il paese, fa anche da guida turistica per i visitatori. E a chi gli dà del testardo e gli chiede perché si ostini “a continuare a lavorare alla sua età e in quel luogo”, Tommaso risponde con semplicità: “Ditemi voi se poter svolgere per 65 anni sempre lo stesso mestiere non è una cosa bella. Cosa si può volere di più dalla vita?”. La sua barberia è alla stregua di un servizio pubblico, essendo aperta anche la domenica “per quei contadini che non possono durante la settimana” spiega.
Di qui l’invito del sindaco Angelo Pepe, che è anche cliente affezionato dell’arzillo barbiere, ai giovani: “Tommaso è un vero esempio di resilienza, ancora più significativa perché ha deciso di vivere e lavorare in un’area interna del Mezzogiorno affrontando non poche difficoltà ma felice di essere rimasto nella propria terra d’origine”.