A seguito di una mirata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento, nella giornata odierna, personale del Commissariato di P.S. di Ariano Irpino, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa con le modalità di controllo di cui all’art. 275 bis c.p.p. ovvero mediante applicazione di braccialetto elettronico , emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Benevento, su richiesta della Procura della Repubblica di Benevento, nei confronti di un uomo, gravemente indiziato del delitto di maltrattamenti in famiglia ai danni della moglie.
Le indagini venivano avviate in seguito alla querela sporta dalla donna in data 26.2.2024 nella quale la stessa rappresentava il regime di vita vessatorio dal punto di vista fisico e soprattutto psicologico cui l’uomo la sottoponeva a partire dal 2009 ingiuriandola in più occasioni con espressioni quali “sei una zoccola, puttana”, nonchè minacciandola con frasi del tipo “ti rompo la faccia, ti faccio vedere che ti succede”, colpevolizzandola e dicendole “mi hai rovinato la vita”, controllandole di notte il cellulare, lanciandole contro gli oggetti più disparati (telecomandi, vestiti, tazza del latte) tra cui un coltello, oltre che percuotendola anche con l’utilizzo di oggetti (in una occasione con l’utilizzo di una cintura), spingendola in un caso contro il muro di casa provocandole una lesione lacerocontusa che necessitava di dieci punti di sutura.
In particolare la p.o. rappresentava che, nonostante il marito fosse andato via di casa a fine gennaio 2024, lo stesso in data 25.2.2024 era entrato in casa in sua assenza prelevando degli oggetti ed il 2.3.2024 l’aveva inseguita mentre lei era in auto con un amico, facendo anche manovre azzardate e pericolose. Produceva, peraltro, due screenshot da cui emergeva il costante controllo dell’uomo su di lei e le domande alla stessa circa la relazione con un altro uomo. Rappresentava, inoltre, che per il bene della famiglia e delle figlie aveva sempre cercato di sopportare la situazione non sporgendo denuncia ma che ormai aveva paura dello stesso che a tratti diceva di amarla ed a tratti di volerla morta.
Le dichiarazioni della persona offesa venivano riscontrare dalle dichiarazioni di una delle figlie della donna, nonché della madre, dell’amico e del vicino di casa della donna oltre che dai messaggi prodotti, da un referto medico acquisito e dagli accertamenti di p.g. effettuati mediante acquisizione anche di immagini di videocamere di sorveglianza. Si è ritenuta, pertanto, raggiunta la gravità indiziaria per il reato di maltrattamenti contestato con la misura cautelare emessa anche per la ricorrenza delle esigenze cautelari. Il provvedimento oggi eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunte innocenti fino a sentenza definitiva.