Due settimane fa il clamoroso annullamento con rinvio disposto dalla seconda sezione penale della Suprema Corte di Cassazione che accogliendo in pieno il ricorso presentato dall’Avvocato Valeria Verrusio, aveva annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di Raffaele Abate e disposto un nuovo giudizio dinanzi ad altra sezione del Tribunale del Riesame. Ieri, la dodicesima sezione del Tribunale del Riesame di Napoli, chiamata a pronunziarsi quale giudice del rinvio, accogliendo ancora una volta le argomentazioni dei difensori di Abate – gli Avvocati Valeria Verrusio e Francesco Pagnozzi -, ha definitivamente disposto la revoca della misura cautelare del carcere per l’Abate e la scarcerazione dello stesso rispetto all’accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo e dall’agevolazione mafiosa che lo scorso luglio lo aveva portato a varcare la soglia del carcere.
Le motivazioni che hanno portato il Tribunale della Libertà a condividere il lavoro difensivo riguardano proprio la carenza dei gravi indizi di colpevolezza e, più precisamente, l’erronea valutazione, da parte del Gip prima e del Riesame poi, delle dichiarazioni accusatorie rese nel corso delle indagini dal coimputato dell’Abate. Come si ricorderà, infatti, all’alba del 30 luglio i Carabinieri del Comando Provinciale di Benevento, in esecuzione dell’ordinanza applicativa di misura cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della DDA di Napoli, traevano in arresto Abate Raffaele con l’accusa di essere il mandante di una tentata estorsione perpetrata nel comune di Pannarano, estorsione aggravata dalla finalità di agevolare il Clan Pagnozzi. L’inchiesta, che a febbraio aveva già portato all’arresto di un altro pregiudicato, presunto esecutore materiale del tentativo di estorsione, nasceva dalla denuncia del titolare di un’impresa edile casertana impegnata nei lavori di ristrutturazione dell’impianto sportivo di Pannarano per un valore di circa 700mila euro. L’imprenditore aveva raccontato di essere stato minacciato da più soggetti della malavita locale e anche con l’uso di una pistola che gli era stata puntata contro.
La revoca della misura cautelare, che ha messo in discussione proprio la gravità indiziaria nei confronti dell’Abate, avrà inevitabilmente importanti conseguenze anche sul processo di merito che inizierà nei prossimi giorni innanzi al Tribunale di Benevento.