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Benevento – “Il teatro non morirà mai fino a quando vi sarà l’esigenza di raccontare e conseguentemente di ascoltare”. Queste le parole sentite di Nello Mascia, nella conferenza stampa di presentazione dello spettacolo A che servono questi quattrini scritto da Armando Curcio (e rappresentato dalla compagnia di Eduardo nel 1940 nonché dallo stesso trasposto in versione cinematografica nel 1942) che andrà in scena domani al Teatro Comunale di Benevento, per la regia di Andrea Renzi. Sarà la filosofia paradossale del marchese decaduto – interpretato sulla scena da Nello Mascia in sostituzione di Giovanni Esposito – a sovvertire l’importanza solitamente assegnata al denaro, attraverso un intreccio divertente che si risolve in un lieto finale. 

L’incontro con il noto attore e la Compagnia dello Spettacolo – composta da Valerio Santoro, Salvatore Caruso, Loredana Giordano, Fabrizio La Marca e Ivano Schiavi – è stata anche l’occasione per uno scambio di opinioni sulla condizione attuale del teatro in Italia. Privo di finanziamenti ad hoc, scarsamente considerato dalla politica, poco frequentato dagli spettatori, ormai assorbiti dal mezzo televisivo e costi di allestimento difficilmente recuperabili dalla mera vendita dei biglietti, il palcoscenico versa in uno stato poco florido. Eppure, come ha ribadito l’artista, il teatro svolge una funzione fondamentale per le relazioni umane: “Deve essere considerato una attività politica, una rivoluzione civile, perché ribalta l’attuale tendenza ad un eccessivo individualismo. Il teatro, infatti, consente di stabilire una connessione autentica tra le persone, del tutto differente da quella virtuale a cui siamo ormai abituati”.

Assistere ad uno spettacolo teatrale è, nei fatti, un rito collettivo sempre più raro. L’attore – noto al grande pubblico per la recente partecipazione alla serie ‘Gomorra‘ ed ultimamente al film ‘Nostalgia‘ di Martone, candidato all’Oscar, ha poi rammentato i suoi trascorsi a Benevento, dove serba molte amicizie nell’ambiente artistico, e l’affetto che nutre verso la nostra città.

È poi intervenuto Valerio Santoro – nella duplice veste di attore e soprattutto di produttore – che ha rimarcato la sostanziale difficoltà del teatro nel realizzare spettacoli di qualità che non tengano necessariamente conto dei canoni dell’intrattenimento di massa. “Senza il finanziamento pubblico il teatro è destinato a non avere futuro” ha concluso.