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Flessibile ed elastico, il Benevento ha trovato finalmente la sua colonna vertebrale. Fabio Cannavaro sperimenta, raccoglie feedback e prende appunti. Già nel giorno del suo arrivo nel Sannio, l’ormai lontano 20 ottobre, il Pallone d’oro aveva posto una doppia sottolineatura sull’importanza di attingere a piene mani dall’organico, una possibilità fino ad oggi ridotta al lumicino dagli infortuni. Sembra quasi che la nuvola dell’emergenza sia impazzita, che si sposti di volta in volta sulle varie zone del campo. Se prima la perturbazione interessava in prevalenza la difesa e il centrocampo, adesso la pioggia cade sulla trequarti offensiva, privata in un colpo solo di altre due soluzioni. 

La squalifica di Koutsoupias si aggiunge infatti all’infortunio muscolare rimediato da Farias proprio nell’ultimo turno contro il Cittadella. Ma in quel preciso punto del sistema ad ‘albero di natale’ avrebbero potuto agire anche La Gumina, Vokic e Ciano, tutti in infermeria. Per trovare un partner da affiancare a Tello (entrato in diffida) servirà ricorrere a nuove opzioni, tra idee stuzzicanti (Kubica) e usato sicuro (Improta). Molto, in ogni caso, dipenderà dalla scelta di affidarsi all’italo-marocchino El Kaouakibi, rientrato a sua volta dalla squalifica e pronto ad accettare la sfida di una maglia da titolare.

Fondamentale per Cannavaro rendere la squadra camaleontica, ma non senza impostare punti di riferimento, stelle polari che indirizzino i temi della manovra. La spina dorsale formata da Paleari, Glik, Schiattarella e Forte pare aver dato certezze al collettivo, pur considerando le lacune ancora da colmare (si veda la scarsa incisività della punta romana). L’equilibrio ritrovato, testimoniato peraltro dalle due gare consecutive senza subire gol, ha infuso la giusta dose di coraggio nel perseguire una determinata strada.

Il 4-3-2-1 sembra ora più bilanciato, ferma restando la necessità di porre fine alla terribile emorragia di infortuni. L’immagine simbolo del Benevento edizione 2022/23, settato sul 4-3-3 caro a Caserta nel corso del ritiro di Cascia ma poi rivoltato nel cuore del mercato estivo, è rappresentato da Pasquale Schiattarella. Arrivato nell’ultimo giorno di mercato per arricchire il bagaglio di esperienza, è ora un pilastro insostituibile. Cannavaro deve giocoforza dosarlo ma non ne farebbe mai a meno. Sa che il partenopeo è una pedina unica nel suo genere, di quelle in grado di cambiare il volto della mediana. Anche contro il Cittadella, una volta uscito il regista ex Parma (oltre il 90% di contrasti e duelli aerei vinti), la squadra ha abbassato pericolosamente il baricentro. 

Precedentemente, al Tardini, era toccato all’attaccante Francesco Forte e al portiere Paleari (sostituito in modo eccellente da Manfredini a inizio ripresa domenica scorsa) risultare decisivi rispettivamente con gol decisivo e rigore parato. Detto di Glik – solido e sempre ben piazzato – alla lista potrebbe tranquillamente aggiungersi l’altro centrale, Riccardo Capellini, la cui intesa con il polacco si sta affinando di gara in gara grazie a letture attente e preziosi salvataggi (ben 14 contro i veneti). Nel caos delle indisponibilità offensive che lo obbligheranno ad ulteriori adattamenti, Cannavaro può dunque accennare un sorriso in vista del Modena: la colonnina dell’affidabilità mostra un segno positivo.