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Benevento – L’appuntamento con Emma D’Aquino è fissato alle ore 19,00 di martedì 28 giugno presso  “La Fagianella” ove nell’incantevole parco verde ad accogliere la giornalista del Tg1 ci sarà il presidente della struttura Rocco Carbone, gli organizzatori e la fresca introduzione musicale del Capriello Jazz Quartett, un gruppo di giovanissimi emergenti musicisti sanniti composto da Giuseppe Capriello al Sax, Paola Bonajuto Voce, Andrea Marcocci alla Chitarra e Mattia Iorillo alla Batteria. L’invito ad accogliere nella città di Benevento, una delle più popolari firme del giornalismo televisivo, coincide con la presentazione del libro “Ancora un giro di chiave” – Nino Marano una vita tra le sbarre –  scritto dalla stessa D’Aquino.

L’evento è inserito nel cartellone della rassegna di Cultura e Musica “Sopra le righe”, il cui direttore artistico è Antonio Parciasepe.

A moderare l’atteso incontro, la giornalista Tiziana Primozich, responsabile della comunicazione della Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo. Seguiranno gli interventi di Luigi Diego Perifano, presidente della Lidu Onlus di Benevento e di Gianfranco Marcello, Direttore della Casa Circondariale di Benevento.

Nel corso dell’incontro Miriam Frasca leggerà alcune pagine del libro.

A concludere la serata sarà la stessa Autrice, che così sintetizza l’amara storia del protagonista del libro.

È il 31 gennaio del 1965 quando Nino Marano entra in carcere per aver rubato melanzane e peperoni, la ruota di un’Ape e una bicicletta. L’aveva rubata, racconta Nino, “per andare a lavorare come manovale, non l’avessi mai fatto. Ci sono rimasto per un’eternità. La cella, la coabitazione coatta mi hanno trasformato. Dietro quelle sbarre le mie mani si sono macchiate di sangue e io sono diventato un assassino”.

Il presidente della Repubblica è Giuseppe Saragat, s’inaugura il traforo del Monte Bianco e i Beatles arrivano in Italia ma Nino sembra uscito da un romanzo di Verga: menzanu, mediano di cinque figli, madre casalinga, padre bracciante, una casa “che puzzava di fame”. Non ha neanche un avvocato quando un giudice si occupa per la prima volta di lui: i furti vengono considerati “in continuazione”, fanno cumulo, e lui si ritrova con una condanna a quasi undici anni.

Entra ed esce di prigione fino al 13 giugno del 1973, quando varcando la soglia del penitenziario di Catania ha inizio il suo peregrinare, da nord a sud, per le patrie galere: da Pianosa a Voghera, da Alghero a Porto Azzurro fino a Palermo, spesso nelle sezioni di Alta Sicurezza. Il 22 maggio 2014, dopo quarantanove anni, due omicidi, due tentati omicidi e due condanne all’ergastolo, Nino Marano, il detenuto più longevo d’Italia per reati commessi in carcere, ha ottenuto la libertà condizionale e si è riaffacciato al mondo, compiendo la sua “metamorfosi”.

L’evento si terrà nel rispetto delle vigenti normative anti-Covid. L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.