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Benevento – Sono quindici, alcuni di loro hanno famiglia con figli da sfamare. Verranno presto dimenticati, vittime di un’altra angosciante vicenda che definisce il quadro desolante di un territorio moribondo. Quindici lavoratori che hanno dato tutto nella lotta al Covid nel periodo più difficile dal Dopoguerra. Non si sono risparmiati nonostante una situazione di precarietà assoluta, di profonda incertezza sul domani, con contratti in scadenza di mese in mese. Hanno rischiato in un luogo in cui il contagio galoppa più che altrove: un ospedale. E sono stati scaricati. Contratto scaduto il 31 dicembre, addio rinnovo. E basterebbe già questo, non servirebbe aggiungere altro, per spingere le istituzioni a non indirizzare lo sguardo altrove.

Oggi una loro delegazione è stata ricevuta a Palazzo Mosti. Avrebbe dovuto esserci il direttore generale del San Pio, Mario Ferrante, e non si è presentato (al suo posto il direttore sanitario Di Santo). C’era invece il Sindaco di Benevento, Clemente Mastella, che non ha trovato una frase migliore di questa: “Andate fuori, dove il lavoro c’è e il percorso è più breve”. Lui, primo cittadino da oltre cinque anni, lo ha detto a genitori, padri e madri di famiglia, come se fossero le parole più naturali del mondo. Chissà quante volte i quindici le avranno sentite pronunciare da amici e parenti, inammissibile che lo dica un Sindaco che ha basato la recente campagna elettorale sulla sua quarantennale carriera politica. Un curriculum che torna spesso nel cassetto quando c’è da risolvere le tante, tantissime questioni che attanagliano i precari della sua comunità.

Quella del lavoro è un’emergenza nell’emergenza. Da qualche giorno sui social gira un’immagine eloquente, una foto scattata lo scorso 2 gennaio alla stazione centrale di Benevento: decine di persone in attesa di un treno verso il Nord, verso una salvezza e un futuro altrimenti cancellati dal malgoverno. Vanno via non per consiglio, ma per necessità, una questione di vita o di morte. Chi è in politica da 40 anni dovrebbe saperlo, più che stappare bottiglie sventolando classifiche sulla qualità della vita ogni qual volta la sua città scala una, al massimo due posizioni nei bassifondi in cui è relegata. Ma dovrebbe soprattutto fare qualcosa per cambiare finalmente lo scenario guardandosi bene nel dare indicazioni che rasentano la banalità. A fornirle ci pensa già la realtà deprimente.