Benevento – Sfiduciata da poche ore, Antonella Pepe incassa le prime solidarietà e torna a parlare. Lo fa con un post su facebook in cui ribadisce la volontà di rifondare il partito. Soprattutto, rispedisce al mittente le accuse piovutegli addosso nel corso dell’assemblea: “Io, colpevole, per aver detto”, ”nel momento più difficile per la nostra comunità. Io e non chi tanto aveva avuto dal partito salvo poi rinunciare alla candidatura per la “incontendibilità” del collegio“.
Scrive Antonella Pepe: “Nella serata di ieri sono stata sfiduciata da presidente dell’assemblea provinciale del Partito Democratico della provincia di Benevento.
Essermi candidata come deciso dalla direzione nazionale nel collegio uninominale di Benevento nelle fila della coalizione dei democratici e progressisti. Essermi candidata in un collegio considerato ampiamente perso, senza paracadute, senza poter vantare alcuna “leva”.
L’accusa – per quanto mi riguarda la più bella che si possa fare ad un militante politico – è stata quella di “essere di parte”, ovvero aver scelto di stare in campo senza risparmiarmi per quell’idea di futuro e di cambiamento che all’età di 14 anni mi ha portato a prendere la prima tessera (era quella della sinistra giovanile).
Io, colpevole, di aver fatto campagna elettorale per il Partito democratico, di essermi candidata con il PD. Io e non altri, assenti per l’intera campagna elettorale o a proclamare gli “atti di fede”.
Io, colpevole, per aver detto “Si, ci sono” nel momento più difficile per la nostra comunità. Io e non chi tanto aveva avuto dal partito salvo poi rinunciare alla candidatura per la “incontendibilità” del collegio.
Da ieri sera, quindi, non sono più Presidente dell’assemblea. Eppure io resto dove sono, dove sono sempre stata, dalla stessa parte, forte del sostegno di quanti in questa battaglia elettorale hanno scelto di esserci, di mobilitarsi, di tornare a crederci. A loro e alle migliaia di persone che su quel simbolo hanno creduto ancora una volta sarà rivolto il mio impegno, nei circoli, nelle piazze, nelle strade. Aver sprecato tre ore a discutere di documenti e deliberati è stato già abbastanza per un partito che ha di fronte la sfida di ricostruire se stesso e la propria funzione nell’Italia di domani.
Rifonderemo il Pd, lo rifonderemo sulla politica, sulle idee, sulla partecipazione vera.
C’è un mondo fuori che va ben oltre i nostri organismi dirigenti e qualche ormai stantia e decadente filiera di potere.
Noi siamo chiamati a giocare un’altra partita, quella che si misurerà sulla capacità di offrire risposte, protezione, speranze, visione del futuro. Su quel terreno e non su altri ci troveremo e incontreremo”.