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Ultima sera dell’ottava edizione del BCT e a piazza Federico Torre è stato protagonista il cinema. Il primo degli ospiti è stato uno degli attori italiani più amati e seguiti dal pubblico, il ladrone buono di ‘The Passion of the Christ’, ma anche l’istruttore di scuola guida un po’ nervoso di ‘Manuale d’Amore’ e ancora, Aramis dei ‘Moschettieri del re’, ovvero Sergio Rubini che ha ripercorso la sua lunga carriera artistica prima come attore e successivamente come regista.

A 18 anni vola a Roma per studiare all’Accademia di arte drammatica dove si è formato in teatro per poi iniziare da subito, ad appena venti anni, il percorso come attore cinematografico, pur non lasciando mai del tutto il teatro con il quale ad esempio adesso è impegnato in una produzione del Bellini di Napoli.

“La tecnica ti fa male perché ti impedisce di mettere in campo il cuore e i sentimenti, bisogna sempre mantenere uno sguardo puro sulle cose, bisogna disimparare le cose e io non ho imparato nulla per cui ho ancora tante cose da fare” spiega il suo punto di vista su come svolgere il mestiere dell’attore con quel suo modo di fare sempre molto coinvolgente, mestiere che non lascerà tanto facilmente a quanto pare, così come quello di regista iniziato nel ’90 con il film ‘La stazione’ fino ad arrivare a dirigere il bellissimo film sui giovani fratelli de Filippo nel 2021.

“Ad oggi mi sento a metà strada tra un attore e un regista. Da ragazzino volevo fare il regista, poi quando ho iniziato a farlo mi è mancato fare l’attore” è questo è forse un po’ quello che succede a tutti quei bravi attori che hanno da dire anche stando dietro la macchina da presa e che quindi ad un certo punto della loro carriera decidono di provare a dirigere, abbandonano poi la regia difficilmente.

Non è mancato il racconto sull’esperienza del colossal Hollywoodiano di Mel Gibson che narra la vita e la passione di Gesù Cristo, racconto che provoca sempre molta ilarità in chi lo ascolta per via delle esagerazioni del regista e del protagonista che hanno preso un po’ troppo sul serio la storia e il ruolo. Una volta ricevuto il premio per il contributo al cinema e al teatro italiano, Sergio Rubini è volato via dopo un’intervista abbastanza breve considerando la lunga carriera dell’attore. 

                                                                                       di Valentina Scognamiglio