‘Pioggia o afa, per pari sono’. Come la si vuol girare, alla fine il grado di disagio è sempre lo stesso per la città di Benevento (e anche per la provincia se si vuole essere onesti). Pare che il Sannio viva una quinta stagione, quella del disagio che dura 12 mesi, senza distinzione di condizione.
Fa caldo? L’acqua viene razionata, le chiusure sono programmate e il razionamento deve essere quasi obbligatorio. Mancano le piogge, la stagione è troppo secca e la terra è arida, insomma non c’è il rifornimento naturale. E quindi i rubinetti vanno a secco in notti in cui il termometro ha fatto toccare cifre da tardo pomeriggio o mattinata. Questo senza tenere conto di tutte le volte che l’emergenza è arrivata in assenza di avviso, cioè ‘cotta e mangiata’. Tubature troppo fragili che troppo spesso si segnalano per guasti improvvisi e cose del genere. A questo punto torniamo indietro nel tempo e andiamo ai pozzi coi secchi per riempirli d’acqua, sempre che non siano secchi e sia acqua utilizzabile.
Si aspettano le piogge. Quando arrivano, però, neanche va bene. Benevento si ritrova immersa. Basta che aumenti l’intensità e l’acqua sale, le strade vengono inondate e alcune zone diventano inaccessibili. I temporali sono devastanti per il capoluogo sannita, alle prese con caditoie otturate, senza manutenzione e piene di ogni tipo di intoppo.
Le piogge di ieri hanno riportato alla luce il problema di sempre. Basta una precipitazione di una certa intensità per trasformare i cittadini in ‘bagnanti’, anche se si tratta di un mare del quale se ne farebbe volentieri a meno.
Problemi atavici che, ormai, vengono affrontati anche con una certa ironia. Ma da ridere c’è ben poco. Servirebbe solo gestire le cose nel modo più normale possibile, manutenere le strutture senza pensare a grandi soluzioni. Insomma, non servono grandi invenzioni, serve semplicemente gestire le cose nel modo più naturale possibile: pulire ciò che è sporco e rendere stabile c’è che non lo è. In fondo, e pare banale, il cittadino ottempera ai suoi obblighi per ottenere dei servizi che, allo stato attuale, non ha oppure li ha ma in maniera frammentaria.
Alla fine così dovrebbe funzionare in un’era che nel mondo è vissuta come moderna e che a Benevento è ferma alla preistoria.