La Procura della Repubblica del Tribunale di Benevento, su indicazione del Procuratore Aldo Policastro, ha diffuso una nota stampa per precisare la questione afferente l’annunciato sciopero indetto dalla Camera penale di Benevento per le presunte violazione del diritto alla difesa in ordine alla convocazione di un avvocato dinanzi al Pm di un procedimento pendente dinanzi al foro beneventano: “In riferimento alla delibera della Camera Penale di Benevento, con cui si annunciano tre giorni di astensione dalle udienze a causa di una ritenuta violazione del diritto di difesa da parte di un magistrato di questo Ufficio, che aveva delegato l’assunzione di sommarie informazioni da un avvocato del Foro di Benevento, dopo l’incontro avvenuto con la camera penale il giorno 27 aprile u.s, ritengo utile, atteso l’interesse pubblico connesso, di precisare che è assolutamente estranea alla prassi e agli orientamenti di tutto gli appartenenti all’ufficio, compreso il magistrato titolare della delicata e peculiare indagine preliminare, qualsiasi violazione del diritto di difesa dell’indagato e dell’imputato, diritto costituzionalmente tutelato dall’art. 24 della Costituzione, che al comma 2 ne sancisce l’inviolabilità in ogni stato e grado del procedimento, a cui lo scrivente e l’ufficio tutto ha prestato e presterà sempre pieno ossequio.
Fatti e circostanze, oggetto di una comunicazione di notizia di reato a questo ufficio, hanno reso doverosi gli accertamenti in corso. La riservatezza, che si deve osservare nella fase delle indagini preliminari, impedisce di affrontare in questa sede i risvolti dell’attività di indagine, essendo quella processuale la sede propria, ma non può non richiamarsi che è dovere del pubblico ministero svolgere, sempre nel rispetto del diritto di difesa, tutte le indagini necessarie all’accertamento dei reati e delle responsabilità personali e che in tale attività tutti i magistrati di questo Ufficio svolgono anche accertamenti su fatti e circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini e dell’imputato. Né, nella indagine citata, è stata disposta alcuna attività invasiva nei confronti dell’avvocato le cui prerogative previste dalla legge non sono state in alcun modo violate; lo stesso pubblico ministero, nell’inviare la delega ad assumere informazioni dall’avvocato, per scrupolo, richiamava l’attenzione della Polizia giudiziaria sul diritto dello stesso ad avvalersi della facoltà di opporre il segreto di ufficio e tale facoltà è stata esercitata dall’avvocato, a cui era rimessa la scelta.
Suscita rammarico, pertanto, che la Camera penale nutra dei dubbi sul reale atteggiamento di stima e rispetto da sempre mostrato da tutti i magistrati della Procura di Benevento nei confronti dell’Avvocatura. La valutazione dell’atto di indagine fatta dalla camera penale è, con ogni probabilità, conseguenza di un mero equivoco che, attesa la fase coperta dal segreto investigativo, oggettivamente, per le sue modalità ma al di là dell’intenzione del pubblico ministero titolare dell’indagine, l’atto poteva ingenerare con una conseguente errata interpretazione dell’operato del magistrato nell’esercizio del suo dovere di ricerca della prova.
Convenendo pienamente, per la mia naturale sensibilità ai temi della tutela piena ed effettiva del diritto di difesa, imprescindibile baluardo di un giusto processo, sulla necessità di un “rapporto proficuo e leale tra Magistratura e Avvocatura” a cui si richiama la Camera penale, auspico che la Camera penale voglia, alla luce anche di quanto fin qui detto, rimeditare la sua decisione.
Lo scrivente continuerà, in ogni caso, a garantire il suo pieno impegno per la tutela del diritto di difesa in tutte le fasi e sarà sempre disponibile a dialogare con la Camera penale e l’Avvocatura tutta per trovare ulteriori strumenti per il raggiungimento dell’obiettivo, comune alla magistratura e all’avvocatura, di un giusto processo”.