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Una chitarra classica al centro del Teatro Romano accanto ad una sedia vuota, sembra accogliere l’anima di Pino Daniele, come se fosse lì, invisibile eppure presente in ogni nota, in ogni respiro del pubblico; il candlelight a creare un’atmosfera sospesa, intima, suggestiva, e oltre 1200 persone in platea, lì per ricordare, rivivere, emozionarsi.
È la scenografia che ha accolto gli ‘Area Medina’ – band attiva da oltre un ventennio che di esperienza e passione ha fatto il proprio credo – che ieri sera ha trasportato gli spettatori negli indimenticabili anni ‘80, quelli in cui Pino Daniele pubblicava “Sciò, il suo primo album live. Quella musica, quelle sonorità, riecheggiano tuttora come un’onda che avvolge il cuore di chiunque abbia amato il cantautore partenopeo.
Un omaggio totale, vibrante, curato con un’attenzione maniacale da Francesco Tuzio – fulcro imprescindibile dell’evento – e dal suo team che per mesi ha lavorato alla preparazione dello spettacolo. Determinante la direzione artistica di Ferdinando Creta, affiancato nella circostanza dall’attuale responsabile dell’area archeologica del Teatro Romano, Giacomo Franzese, che ha introdotto il concerto.
Il live è stato impreziosito dalla presenza di Ezio Lambiase alla chitarra classica – impeccabile la sua esecuzione di “Appocundria” – e dalla sezione di archi dell’Orchestra Internazionale della Campania, diretta dal maestro Leonardo Quadrini, che ha saputo fondere sapientemente il suono degli strumenti classici con quelli della band.
Il pubblico ha cantato, seguendo la voce di Carmine Piccirillo, sin dalle prime note di “Viento ‘e terra” fino a sciogliersi completamente durante i brani più celebri come “Terra mia” e “Napule è”. Mentre il gruppo, composto da ottimi musicisti – Antonello Rapuano (tastiere), Fulvio Cusano (batteria), Lorenzo Stabile (basso elettrico), Alessandro Calandri (chitarre), Francesco jr Merola (percussioni), Pasquale Ciniglio (sax), Alessandro Tedesco (trombone), Peppe Fiscale (tromba), Alessandro Tumolillo (violino e mandolino) e Marco Di Palo (violoncello) – ha interpretato ogni canzone con una precisione e un trasporto incredibili, ciascuno realizzando degli assoli davvero pregevoli. Ognuno di loro ha dato voce a un frammento dell’opera di Pino, facendo sì che la sua musica risuonasse ancora una volta potente e viva. Tutte le tracce contenute nel doppio live sono state eseguite, e nel finale la band ha generosamente offerto al pubblico altri brani del cantautore partenopeo. Non è stata una ‘operazione nostalgia’, né c’era una persona tra i presenti che non conoscesse quelle canzoni, apprezzate da più generazioni. Perché la musica di Pino Daniele era poesia, era la Napoli più vera e profonda, era il suono di un’anima che a distanza di anni vibra nei cuori di chiunque lo abbia amato allora come di coloro che imparano ad amarlo oggi.