Tempo di lettura: 2 minuti

A processo per i clienti del suo bar, titolare condannato perché non avrebbe impedito “gli schiamazzi e i rumori provocati dagli avventori del locale, disturbando il riposo notturno degli abitanti della zona”. È quanto affermato dalla III sez. penale della Suprema Corte di Cassazione Penale, Collegio I, che ha respinto il ricorso di un titolare di un bar della valle Caudina assistito dall’avv. Vittorio Fucci, condannato per disturbo alle persone in quanto i clienti del suo locale si radunavano davanti all’entrata, creando così una grande confusione.

La Cassazione ha bocciato il ricorso del gestore, secondo il quale la protesta di un cittadino non aveva fondamento. Sono stati accolti, invece, tutti i motivi esposti dalla parte civile patrocinata dall’avv. Dimitri Monetti. Il professionista irpino ha definitivamente chiuso la vertenza che aveva iniziato dinanzi al Tribunale penale di Avellino, assistendo il suo cliente come parte civile. Ad avviso degli Ermellini, il responsabile di un’attività “risponde del reato di disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone il gestore di un pubblico esercizio che non impedisca i continui schiamazzi provocati degli avventori in sosta davanti al locale anche nelle ore notturne”. 

Il Sostituto Procuratore Generale della Cassazione ha concluso per l’inammissibilità del ricorso del proprietario del bar. La Corte ha inoltre disposto il pagamento dei danni delle spese processuali e di quelle della parte civile.