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Lina Simons, al secolo Pasqualina De Simone, è una giovane artista italiana che ha trovato a Londra la sua dimensione. Nata a Pozzuoli da madre nigeriana e padre campano, e cresciuta a Cerreto Sannita, in provincia di Benevento, la 25enne racconta che con la madre erano le uniche donne di colore dell’intero paese e non è stato facile crescere lì, tra diffidenza, pregiudizi e disequilibri sociali. “È sempre stato un rapporto di amore e odio. A me piace tanto il sud Italia, credo che il livello culturale sia molto alto e mi piace tutto quello che riguarda la cultura, il folklore, i dialetti e in generale l’atmosfera di quei posti. Sono stata bene lì, mio padre ha deciso di spostarci da Castel Volturno per tornare al suo paese natale, Cerreto Sannita, quando avevo cinque anni. Credo che la sua idea fosse quella di farmi crescere in un contesto più tranquillo e protetto, e per certi versi è andata così.
D’altro canto però è stato difficile perché in un paese di tremila persone io e mia madre eravamo le uniche nere, a scuola ero sempre l’unica ed è una cosa che per un motivo o per l’altro ti senti addosso. Ci sono tante persone che te lo fanno pesare. Ad esempio: quando ho raggiunto un’età in cui ero un po’ più sviluppata è capitato più di una volta che delle persone, vendendomi in giro con mio padre, andassero da lui per fargli i complimenti, dando per scontato che io fossi la sua amante, perché non ritenevano plausibile che io potessi essere sua figlia. Quindi sì, direi che per certi versi ho un buon rapporto con quelle radici, per altri è stato difficile”.
Da qui, dunque, il suo rapporto altalenante con l’Italia che le piace ma da cui ha sentito il bisogno di evadere: “Mi sono trasferita a Londra due mesi dopo il diploma, nel 2018. Qui nessuno mi chiama scimmia” precisa nell’intervista con RollingStone. “Poi ho sempre cercato la mia indipendenza – spiega – e fin da quando ero piccola ho sempre avuto il desiderio di andarmene in generale e, in particolare, di andare in un posto in cui l’inglese fosse la lingua principale: all’inizio scrivevo soltanto musica in inglese e quindi ho sempre avuto quel pallino. E ora all’interno della mia musica sento l’influenza di tutte queste radici. Ringrazio mia madre che mi ha trasmesso tutto quello che poteva rispetto alle mie radici nigeriane: la lingua, le tradizioni, la cultura. Io sono molto legata a lei, mi sono molto ritrovata in lei, quando mi sentivo poco capita avevo mia madre come punto di riferimento che mi data consigli su come affrontare certe situazioni. Lei ha sperimentato prima di me e per molto più tempo la vita da nigeriana nel sud Italia, quindi mi ha aiutato tantissimo e mi è sempre stata vicina”.
Ora Pasqualina produce musica e studia imprenditoria e music business. La musica è diventato il miglior modo per esprimere sé stessa e la propria rivalsa sociale. “È la mia arte e quindi rappresenta me, e rappresentare me significa rappresentare tutte queste sfaccettature. Credo lo si possa vedere nei pezzi che ho rilasciato fino ad ora, che magari proprio per questo possono anche sembrare molto diversi tra di loro. Ad esempio c’è In the Block in cui racconto la mia visione delle palazzine londinesi, e c’è Shaku Shaku in cui invece viene maggiormente a galla il mio ‘lato nigeriano’. Quello ad esempio è un pezzo che viene riconosciuto come afrobeat perché è un genere che oggi è più popolare rispetto a qualche anno fa, ma quando lo ascoltavo io con mia mamma non esisteva questa definizione, per noi era just music, solo musica della nostra terra d’origine senza troppe etichette”.