Benevento – I cecchini erano pronti a fare fuoco da tempo, bisognava solo attendere la prima occasione buona. Dopo un precampionato non certamente esaltante, l’eliminazione dalla Coppa Italia ha riportato Fabio Caserta nel mirino della critica. L’idillio tra il tecnico di Melito di Porto Salvo e la piazza di Benevento sembrava essersi esaurito con il ko dell’Arena Garibaldi contro il Pisa. I tifosi si aspettavano una rivoluzione da parte del presidente Vigorito, chiedendo a gran voce la testa dell’allenatore e del direttore sportivo Pasquale Foggia. Alla fine, invece, ognuno è rimasto al proprio posto, a cambiare è stata solo la rotta seguita dalla società. Basta ingaggi faraonici e basta giovani da valorizzare per altre squadre, rinunciando a una buona fetta di mercato pur di non rivivere un altro caso Vogliacco. Niente voli pindarici, si punta alla salvezza, con somma gioia di quei calciatori che avevano sposato in passato un progetto che mirava a ben altri obiettivi.
La stagione è iniziata così, con un ridimensionamento dopo la grande paura di perdere “Filippo e ‘o panaro“. E’ iniziata con Caserta costretto a fare i conti con un mercato condizionato e consapevole di doversi riconquistare la fiducia della piazza. Continua a sciolinare il mantra del “lavoro” l’allenatore, alla luce anche dell’opaca prestazione del “Ferraris“. Il risultato, infatti, non deve trarre in inganno, perché il Benevento è stato in balia del Genoa per gran parte della gara, costruendo una sola vera occasione, gol a parte, con Forte a inizio secondo tempo. Se la condizione è indubbiamente da affinare, gambe e mente non girano come vorrebbero a inizio agosto, è pur vero che l’incertezza non aiuta a lavorare. A tre settimane dalla fine del mercato, la Strega si trascina dietro parecchie zavorre. Glik è stato “reintegrato per cause di forza maggiore” nonostante l’intenzione sbandierata di salutarsi, complice il Mondiale invernale. Barba, Ionita e Insigne non sanno ancora cosa gli riserverà il futuro e ieri si sono goduti dalla panchina la prima uscita stagionale. Tre titolari dello scorso Benevento messi alla porta ma ancora a libro paga, con il conseguente stallo del mercato in entrata.
Domenica inizia il campionato e l’avvio che attende i giallorossi (Genoa, Frosinone, Venezia e Cagliari in rapida successione dopo il Cosenza) impone la necessità di avere qualche maggiore certezza. Indubbiamente lo stesso Caserta può e deve dare di più, ma la situazione attuale espone l’allenatore a un gioco al massacro. Non si è mai lamentato pubblicamente della rosa, non ha mai criticato l’operato di società e squadra, ha avuto il torto di farsi carico del “fardello Lapadula“, finendo sul banco degli imputati per aver raccontato quello che tutti sapevano: l’intenzione dell’italo-peruviano di fare le valige. Da quel momento Caserta è diventato il capro espiatorio perfetto. L’ottimo rapporto con Foggia lo ha salvato da un esonero annunciato, ma adesso proprio al direttore sportivo dovrà chiedere di accelerare dopo il ritardo accumulato sulla tabella di marcia e qualche obiettivo sfumato (Canotto?). Non tutte le colpe e le responsabilità possono essere attribuite al calabrese: Pastina non è Barba, a centrocampo manca qualità, non può essere Koutsoupias la panacea di tutti i mali, e Vokic in partita torna a essere il brutto anatroccolo che si trasforma in cigno ogni estate. Una situazione che rischia di trasformarsi in uno scontato tiro al bersaglio verso Caserta, al quale andrebbero date almeno delle cartucce per potersi difendere.