Benevento – Venticinque anni in un soffio di vento. Il velo di nostalgia che sta accarezzando il meraviglioso viaggio di Gianluigi Buffon si addenserà su Benevento, coprirà le due aree di rigore per novanta minuti complessivi, lo accompagnerà nell’ennesimo pomeriggio lungo una carriera. A quarantaquattro anni il campione di Carrara si sta riscoprendo un giovane capitano, punto focale di un Parma ancora distante dalla sua vera dimensione. Tornerà a giocare qui, a Benevento, dopo averlo fatto con la Nazionale Under 21 nell’ormai lontano 1997. Era un primo maggio, in campo c’era anche Totti e l’avversario da fronteggiare si chiamava Polonia. Toccò a Cristiano Lucarelli togliere le castagne dal fuoco a pochi minuti dalla fine per evitare la sconfitta (1-1: i polacchi erano passati in vantaggio nel primo tempo con Szymkowiak).
All’allora Santa Colomba, in un clima festoso e accogliente, si erano assiepati poco meno di ventimila spettatori pronti a sostenere i colori azzurri. Forse lo speravano sì, ma non lo sapevano ancora che i loro occhi stavano per ammirare due future leggende del nostro calcio: il ‘Pupone‘ e ‘Superman‘, eroi mondiali, monumenti, magnificenze. Se il primo ha appeso da ormai cinque anni gli scarpini al chiodo, il secondo continua a volare da un palo all’altro sfidando l’avversario più balordo, il tempo, furfante che fatica ad averla vinta sui sogni di un eterno ragazzo.
Quando scese in campo a Benevento, quel primo maggio, Buffon aveva totalizzato appena 31 presenze nel Parma e 7 in Nazionale Under 21. Trentotto complessive, un puntino minuscolo nel quadro straordinario di una carriera ineguagliabile. Il contachilometri è ancora attivo, segna al momento oltre 1.140 partite e chissà quando si fermerà. Di sicuro non all’ombra della Dormiente, passaggio non banale neppure per lui, che nei due possibili precedenti da avversario dei giallorossi con la maglia della Juventus non era sceso in campo (nel 2018 rimase in panchina, lo scorso anno non partì per la trasferta ndr.).
Perché sì, è vero che il Sannio accoglierà un grande campione, ma piace pensare che il grande campione, scrutando gli spalti, il campo e l’orizzonte ripenserà a quell’Italia-Polonia. Ai frammenti di un giorno azzurro perduto nel tempo. A quante ne sono successe da allora, a quanto il mondo si è evoluto e a quante vite sono cambiate, soprattutto la sua. A quell’adolescente e al suo cammino tutto da percorrere. A quel futuro ancora da scrivere.