La senatrice Sabrina Ricciardi, in qualità di prima firmataria, insieme ad altri 22 colleghi del Movimento 5 Stelle, ha presentato un’interrogazione urgente ai Ministri dell’Economia Daniele Franco, e dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, sui prezzi del carburante schizzati verso quote al di fuori di ogni logica.
“Premesso che – scrive la senatrice – in base ai dati aggiornati sul sito dell’Osservaprezzi carburanti del Ministero dello sviluppo economico, al 10 marzo 2022, risulta una quotazione record per e gasolio e benzina, saliti a 2,5 euro al litro in vari distributori italiani con il prezzo del diesel che addirittura è arrivato a superare quello della benzina;
l’invasione russa in Ucraina è soltanto una delle cause dell’aumento dei prezzi, legato all’andamento di molti altri indicatori che a loro volta possono essere influenzati direttamente o indirettamente dal conflitto in corso;
il costo della benzina è condizionato dall’andamento del prezzo del Brent, il petrolio estratto nel mare del Nord che serve da riferimento per la maggior parte dei prezzi mondiali;
una delle ragioni dell’aumento del prezzo del Brent è la decisione presa la scorsa settimana dall’Opec+, l’alleanza di 23 Paesi produttori di petrolio guidata dall’Arabia saudita e che include anche la Russia, che ha confermato di voler mantenere invariati i piani di incremento della produzione, che prevedono di arrivare a 400.000 barili di petrolio al giorno;
secondo la rilevazione diffusa dal Ministero della transizione ecologica il 28 febbraio, accise e IVA costituiscono il 57 per cento del prezzo finale della benzina, mentre il prezzo industriale copre il 43 per cento. A sua volta l’Agenzia delle dogane e dei monopoli riporta che su 1.000 litri di benzina si pagano 728,40 euro di accise, si scende a 617,40 euro col gasolio e a 267,77 euro col GPL;
sono in vigore ancora accise risalenti al finanziamento della crisi di Suez del 1956, al disastro del Vajont del 1963, alla ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966, e la più alta risale al finanziamento della missione in Bosnia del 1996;
l’ultimo report dell’Unione energie per la mobilità (UNEM), l’associazione che rappresenta le principali aziende che operano in Italia nell’ambito della lavorazione, della logistica e della distribuzione dei prodotti petroliferi, mostra che il gasolio in Italia costa 5,7 centesimi in più al litro rispetto alla media europea, ma se si tolgono accise e IVA il prezzo industriale italiano è inferiore di 7,8 centesimi;
la Francia riesce a mantenere prezzi alla pompa più bassi e le accise sui carburanti vengono tenute a freno anche in Bulgaria, Spagna, Polonia, Romania, Lituania e Ungheria, mentre l’Italia, fra i Paesi membri dell’Unione europea, è al secondo posto della classifica per le accise più alte, superata soltanto dai Paesi Bassi;
considerato che:
gli effetti sulle riserve economiche degli italiani sono notevoli, basti pensare che l’Unione nazionale consumatori ha calcolato un aumento di spesa di oltre 1.000 euro in più all’anno sia per la benzina che per il diesel, previsione destinata a salire se non si dovesse porre fine alla deriva;
in un recente intervento nel corso della trasmissione “Progress” di Sky TG24, il Ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha detto che l’aumento del prezzo dei carburanti è “ingiustificato”, frutto di una marcata speculazione sui mercati e privo di concrete “motivazioni tecniche”, arrivando a definire le speculazioni di mercato come una “colossale truffa”;
rilevato che:
in Italia l’80 per cento della merce viaggia su gomma e, con il costo dei carburanti a questi livelli, la distribuzione rischia di bloccarsi;
è stato indetto uno sciopero degli autotrasportatori a partire dal 14 marzo 2022, poi sospeso. I tir minacciano di fermarsi e di non approvvigionare più supermercati ed aziende”.
Tanto ciò premesso, considerato e rilevato, la Ricciardi chiede di sapere “se sia intenzione e nei piani dei Ministri in indirizzo sondare ogni possibilità, compreso un livellamento dei prezzi coatto oppure il controllo del prezzo finale tramite la modulazione delle accise o dell’IVA;
se siano stati calendarizzati tavoli internazionali per far fronte a questi aumenti e come stiano procedendo i negoziati per la diversificazione del portafoglio dei fornitori;
se si intenda intervenire eventualmente azzerando l’IVA, o se siano state prese decisioni in tal senso anche nei riguardi delle accise, che rappresentano una tassazione fortemente regressiva, apertamente iniqua e discriminante nei confronti degli abitanti di periferie o di chi non può utilizzare il trasporto pubblico;
se si ritenga di effettuare un intervento strutturale al di là della modulazione della fiscalità per quanto riguarda il controllo del prezzo del carburante;
quali iniziative si intenda intraprendere al fine di porre un freno a speculazioni inaccettabili con scelte immediate che impattano sulla vita delle persone;
se si intenda infine promuovere una campagna di sensibilizzazione per razionalizzare i consumi anche considerando di introdurre premialità per enti, imprese e cittadini virtuosi”.