La Casa Circondariale di Benevento in contrada Capodimonte da oggi ufficialmente ha la sua intestazione, a trenta anni dalla sua costruzione: la struttura è stata intitolata a Michele Gaglione. Agente scelto di Polizia penitenziaria nativo di Avella (AV) in servizio nel carcere di Secondigliano (NA) ucciso nel 1992, a soli 27 anni, per mano della camorra.
L’umile servitore dello Stato cadde nel territorio della stessa Secondigliano, in un agguato, mentre stava tornando a casa in compagnia di un collega Agente di Polizia Penitenziaria.
Presenti questa mattina alla cerimonia di intitolazione, ospiti del direttore del Carcere Gianfranco Marcello, il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo, il Prefetto Carlo Torlontano, il Questore Giorgio Trabunella, il Comandante dei Carabinieri Enrico Calandro, il Comandante della Guardia di Finanza Eugenio Bua, il senatore Domenico Matera, il deputato Francesco Maria Rubano, il consigliere regionale Mino Mortaruolo, in rappresentanza del sindaco di Benevento Giovanni Zanone, il vice presidente della Provincia, Alfonso Ciervo.
Tra gli ospiti d’onore erano presenti i familiari di Michele Gaglione: la vedova Saveria, il figlio Carmine e il papa’ dell’Agente. A benedire la targa il vicario dell’Arcidiocesi di Benevento Franco Iampietro.
Il direttore del Carcere Marcello ha sottolineato così il significato della cerimonia: “Il Corpo della Polizia Penitenziaria è unito. Quando una sua parte viene sacrificata non viene mai dimenticata. Saremo una famiglia anche imperfetta che avrebbe risorse in più ma siamo una famiglia”. Infine ha concluso “il sacrificio di questa persona ci deve ricordare i sacrifici giornalieri. Michele è stato un eroe un cittadino esemplare , ma qui ci sono cittadini e persone esemplari che ogni giorno fanno il loro dovere in condizione veramente difficili”.
Il figlio di, Michele Gaglione, Carmine ha dichiarato: “Non posso che ringraziare la direzione di questo carcere per questo gesto. E’ un momento difficile, ma nello stesso tempo emozionante che mio papa’ venisse ricordato in questa forma cosi solenne”.
La vedova Saveria ha ricordato quei momenti terribili: “Mi chiamarono a mezzanotte , Carmine aveva solo un anno, mi dissero che Michele aveva avuto un incidete, andai al Cardarelli e mi dissero che in realtà era stato sparato. Dopo un oretta spirò. Io quando vedo Carmine vedo mio marito”.
A concludere la mattinata assai emozionante ed intensa, il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria. Giovanni Russo ha illustrato i valori etici della cerimonia: “è un ‘intitolazione che nasce dal cuore. Lo facciamo con spirito di servizio. E’ un riconoscimento per Michele: volevamo colmare questo vuoto a pochi chilometri dove Michele era nato e vissuto”. Russo ha sottolineato come il lavoro nelle strutture carcerarie non è affatto semplice: “abbiamo pochi uomini. La pena deve tendere alla rieducazione del detenuto. Noi manteniamo la legalità ordine sicurezza”.