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Le relazioni come tema fondamentale per organizzare la speranza, la democrazia sostanziale come impegno dei cattolici in politica e la cittadinanza attiva per promuovere la buona politica ed il bene comune. Due giorni di confronto hanno visto in questa edizione 2024 della Summer School relatori giunti a Pietrelcina da tutta Italia discutere sulle questioni rilevanti per il Mezzogiorno, il Sannio e le Aree Interne portando storie ed esperienze diverse.

Protagonisti della manifestazione promossa dal “Laboratorio per la felicità pubblica” con “ANLA” e Comune di Pietrelcina in partnership con “BASE Benevento”, ACLI, “Argomenti 2000 – Associazione di amicizia politica”, CSV Irpinia Sannio ETS e Archeoclub Pietrelcina sono stati Edoardo Patriarca già Senatore della Repubblica e Presidente Nazionale A.N.L.A.; Federico Massimo Ceschin, scrittore e presidente nazionale di SIMTUR – Società Italiana professionisti mobilità dolce e turismo sostenibile; Patrizia Lusi, presidente dell’Associazione nazionale dei Paesaggi rurali di interesse storico; Carlo Mazzone presidente Associazione Sannio Valley; Stefano Cerrato, amministratore delegato e segretario generale Fondazione FONICAP; Marco Esposito, giornalista e scrittore che ha presentato il libro “Vuoto a perdere. Il collasso demografico. Come invertire la rotta”, Argia Albanese presidente “Movimento politico per l’unità Italia”; Giuseppe Irace segretario di “PER le persone e la comunità”; Filiberto Parente presidente regionale ACLI Campania; Luigi Ferraiuolo direttore della Scuola di Politica di Caserta “Polity Design”; don Matteo Prodi direttore della Scuola di Impegno socio-politico della Diocesi di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata De’ Goti; e Leonardo Brancaccio segretario generale e docente della Scuola di Economia Civile che ha presentato il libro “Alcide De Gasperi. Cittadinanza attiva, buona politica, bene comune”. Ad introdurre e moderare i lavori il coordinatore del “Laboratorio per la felicità pubblica” Ettore Rossi. A portare invece i loro saluti il sindaco e l’assessore all’Istruzione ed alle Politiche sociali del Comune di Pietrelcina Salvatore Mazzone e Domenico Rossi e per il CSV Irpinia Sannio il consigliere Pasquale Orlando.

«Dobbiamo avere un sogno, dobbiamo avere un sogno senz’altro, con i piedi per terra, ma abbiamo bisogno di guardare oltre questo periodo complicato – ha spiegato Federico Massimo Ceschin -. Periodo che si complica maggiormente di giorno in giorno ma che in qualche modo ci offre anche dei paradigmi nuovi che dal mio punto di vista sono quelli del viaggio, sono quelli del turismo, e quindi penso che oggi parlare di relazioni significhi parlare delle relazioni con i luoghi, ma significhi senz’altro rispolverare la relazione tra host e guest che poi altro non è quella che i romani chiamavano hospes hospitis. E quindi questa connessione, questa relazione forte tra chi risiede nei luoghi, chi vive in luoghi e chi li visita. Provare allora ad immaginare di uscire dai paradigmi del ‘900, paradigmi quantitativi, come quanti arrivi o quante presenze e cominciare a chiederci che tipo di turismo vogliamo, che tipo di visitatori vogliamo. Per fare questo dobbiamo indagare la domanda e dobbiamo cambiare i paradigmi, appunto, di offerta. Meno elementi quantitativi e più aspetti capaci di stimolare emozioni, connessioni e legami con le persone che vengono qui da noi. Per loro significa esperienza, per noi significa crescita per tutti e può significare anche felicità».

Di speranza ha parlato il Presidente di ANLA Edoardo Patriarca. «E’ un tempo il nostro – ha sottolineato – sicuramente difficile, complicato e noi qui a Pietrelcina abbiamo deciso di parlare di speranza cogliendo in questo tempo difficile i germogli di fraternità, di amicizia. Credo che questo sia il compito che ci spetta, non farci sommergere dalla fatica del tempo, ma saper cogliere ancora una volta, come accaduto in altri tempi, le novità, la freschezza e noi essere lì pronti a sostenerle, a coltivarle, a farle crescere. È questo il compito un po’ di tutti i cattolici e non solo dei cattolici ma di tutti coloro che hanno a cuore il bene comune».

Il giornalista e scrittore Marco Esposito presentando il suo libro “Vuoto a perdere. Il collasso demografico. Come invertire la rotta” ha raccontato il fenomeno del collasso demografico con numeri e dati statistici molto preoccupanti invitando però tutti ad una riflessione.
«Il collasso demografico che stiamo vivendo – ha avvertito i presenti – ha del clamoroso perché i numeri sono chiarissimi e il Paese fa finta di niente, come se fosse un problema lontanissimo, tra decenni, mentre invece ce l’abbiamo qui. Mi sembra che con l’incontro di oggi siamo riusciti a stare nel concreto, nell’immediato perché non è che fra 30 anni l’Italia perderà tanti abitanti, ma tra 5 anni nelle nostre scuole elementari non avremo più i due milioni e mezzo di bambini che abbiamo adesso, ma ne perderemo mezzo milione. In 5 anni. Una cosa immediata che nei paesi delle aree interne si capisce di più. Quindi l’invito che ciascuno di noi fa agli altri è far capire all’Italia tutta che quello che sta accadendo nelle aree interne non è un problema marginale, un problema dei piccoli, ma semplicemente l’anticipo di quello che accadrà ovunque».

«Io sono fiducioso – ha quindi aggiunto Esposito – che incontri come questo, soprattutto l’idea di ragionare insieme, di fare cultura e anche di puntare all’ottimismo, alla felicità, sia importantissimo. Noi dobbiamo restare ottimisti, ma non perché banalmente si risolverà il problema facendo più figli ma perché ci sono delle soluzioni e dobbiamo sapere imparare a metterle in campo. Continuare ad ignorare la sostanza del problema, invece quello sì, ci porterà ad una situazione irreversibile. Nel 2027, quindi fra 3 anni, noi avremo in Italia più persone di anni 80 che di anni 18. Non era mai capitato prima nella storia e non è capitato in nessun luogo del mondo tranne il Giappone, che è infatti in una situazione pre disastrosa. Tre anni di tempo sono sufficienti per risolvere il problema? No, ma per cominciare a reagire, sì».
La Summer School si è avvalsa del qualificato supporto per la comunicazione da parte del Cesvolab. «Sono stati – ha raccontato Orlando – due giorni di riflessione, di studio, di analisi e di dialogo proposti a Pietrelcina dal Laboratorio per la felicità pubblica insieme al Centro servizi per il volontariato di Benevento e Avellino ed a tante associazioni che sul territorio si occupano di politiche sociali, di dottrina sociale della Chiesa e di impegno per gli altri. In qualche modo giornate importanti, da un lato esperienze concrete di solidarietà, dall’altra riflessione sullo scenario più grande che stiamo vivendo: la denatalità e lo spopolamento. Infine, alcune soluzioni anche per un nuovo impegno in politica. Noi come Centro servizi per il volontariato abbiamo colto questa occasione per uno spunto di riflessione perché per agire bisogna riflettere, bisogna studiare e questi due giorni sono serviti a questo. Adesso è il turno dell’azione».

Conclusioni affidate ad Ettore Rossi che ha promosso l’iniziativa con il “Laboratorio per la felicità pubblica” e moderato i diversi incontri in programma. «E’ stato un momento molto bello – ha commentato -. Abbiamo riflettuto su tante cose, su come organizzare la speranza nei nostri territori. Ci siamo detti che dobbiamo incrementare i beni pubblici piuttosto che quelli privati Questa è la prima acquisizione. E poi costruire relazioni tra gli attori del territorio, riuscirsi a guardare negli occhi per immaginare delle nuove strategie, fare sistema, fare squadra. Con uno sguardo più ampio sul Mezzogiorno ci siamo detti che certamente il Sud in questo momento sta dando dei segnali di ripresa, di crescita, però la quotidianità della nostra vita ci rappresenta tante difficoltà. Lo sappiamo, i giovani vanno via, le difficoltà delle famiglie sono grandi, anche il lavoro che c’è stenta a dare dignità alle persone. Oltre agli investimenti, che in questo momento ci sono e sono positivi grazie al Pnrr, bisogna costruire davvero una strategia per determinare quale futuro deve avere il Sud. Per la questione demografica, ci è chiaro che non è un problema solo italiano ma anche europeo e mondiale, e che però è soprattutto del Sud e delle aree interne. E ci siamo detti che bisogna trarre ispirazione da figure emblematiche, abbiamo parlato di De Gasperi, per una presenza rinnovata dei cristiani nella società. Forse i cattolici hanno abbandonato l’impegno rispetto alla politica per troppi anni ma la settimana sociale dei cattolici in Italia di Trieste è stato un segnale molto importante e da questa settimana ci aspettiamo che vengano fuori dei frutti davvero rinnovati sia di presenza sui contenuti da parte dei cattolici, sia di nuove vocazioni politiche».