“Alti lai salgono dai rappresentanti degli esercenti di baretti vari del centro storico per il veto messo dal questore di Benevento (come essi riferiscono) agli eventi di Città Spettacolo da tenersi a Piazza Vari. Lo spostamento a Piazza Roma di quelle manifestazioni ha scatenato la solita reazione scomposta”. Così in una nota Claudio De Pietro, residente del centro storico.
“Perché scomposta? 1) questi esercenti confondono – scrive – il centro storico di Benevento con i luoghi in cui sono ubicati i loro esercizi commerciali, altrimenti lamentarsi dell’abbandono del centro storico per alcune manifestazioni che si terranno a piazza Roma non avrebbe senso, perché piazza Roma è il centro del centro storico e molto più vasto è il centro storico di Benevento che non si esaurisce con gli angusti spazi intorno piazza Vari; 2) tutto verte intorno ai loro interessi corporativi, esibiti senza veli, che difficilmente si conciliano con interessi collettivi; 3) non un accenno al contenuto culturale (che era la “mission” della rassegna in origine) per ricondurre il tutto al flusso di incassi; 4) il vittimismo di chi lamenta minori guadagni alla faccia di documentazioni fotografiche che testimoniano di spazi saturati fino all’inverosimile dai frequentatori della movida, anche da me pubblicati recentemente su Facebook; 5) la viltà tipica del peggiore capitalismo italiano che fa aleggiare la minaccia di ripercussioni sui lavoratori di ogni problematica più o meno fondata; 6) la pretesa di essere gli unici a poter usufruire di iniziative che attraggano gente, come se il bar di piazza San Modesto o quello di piazza Colonna non avessero il diritto di vendere una birra in più; 7) nella Città Spettacolo del passato, ricordo che si mettevano in scena opere pregevoli anche nelle periferie, nelle contrade, nelle aree più dimenticate del centro storico; 8) soprattutto lascia perplessi la commistione fra turismo e vita cittadina. I turisti che visitano la nostra città non sono certamente attratti dai bagordi e dagli schiamazzi movidari; al contrario, ne sono respinti. E questi assembramenti sregolati, paravento di attività alle volte violente altre volte oscene, questa occupazione sistematica di spazi comuni sequestrati e sottratti alla comunità non misurano la vitalità di una città ma il suo profondo degrado”.