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Riceviamo e pubblichiamo la nota di Fausto Pepe (Pd Sannio) in merito alla situazione della gestione del servizio idrico. 

“La vicenda che riguarda il rapporto tra il Comune di Benevento e la gestione del servizio Idrico Integrato affidato a GESESA, è materia complessa, e il Consiglio Comunale avrebbe necessità di un adeguato supporto, e non basarsi su improbabili pareri, tipo quello dell’Ente Idrico Campano (EIC), che di atto amministrativo non ha proprio le caratteristiche.

La materia della eventuale proroga, è regolata dal Codice dei Contratti (art. 106), e bisognerebbe che qualcuno attestasse al Consiglio Comunale che si è nel rispetto pieno di tale norma.

La normativa nazionale in materia di ciclo integrato delle acque, è stata invece recepita dalla Regione Campania con la Legge n. 15 del 2015, e modificata successivamente.

Tale legge regionale pone in capo all’Ente Idrico Campano, le modalità di gestione complessiva di tutto quello che avviene all’interno di un Ambito Territoriale Omogeneo (ATO), nel nostro caso ATO sannita Irpino.

L’EIC di fatto ha la possibilità di deliberare, di proporre atti amministrativi, di proporre gare, di affidare il servizio, ed evidentemente di applicare il codice dei contratti.

Tutta questa annosa vicenda, lunga oramai 4 anni, dalla prima delibera di consiglio comunale del 2018, con la quale di fatto si è consentito il cambio di oggetto del contratto vigente tra la società privata e il Comune di Benevento, ora vede la proposta di una seconda delibera di consiglio, con la quale si vuole prolungare sine titolo un contratto il cui oggetto è stato modificato nel 2018.

L’Amministrazione Mastella quindi deve spiegare perché è il Consiglio Comunale di Benevento a dovere deliberare nel merito di un atto di pura gestione, quale una proroga contrattuale, o qualunque altra decisione che la norma corrente pone in capo all’Ente Idrico Campano.

C’è oggettivamente da riflettere!

Intanto il fiume Tammaro muore.

Evidentemente bisogna rivedere le decisioni assunte in merito al deflusso di acqua dalla diga, e cioè il “Deflusso Minimo Vitale”, quello che la norma sancisce essere “la portata istantanea che in ogni tratto omogeneo del corso d’acqua garantisce la salvaguardia delle caratteristiche fisiche del corpo idrico”, e che attualmente non può essere considerato tale.

Bisognerebbe immediatamente aprire un confronto, ed assumere decisioni urgente per tutelare l’ecosistema fluviale”.