Prosegue il dibattito interno al Partito Democratico sannita. Con una lettera aperta all’attenzione del segretario provinciale Giovanni Cacciano a intervenire è Giulia Abbate, già consigliere regionale dei Dem. Che scrive:
“Gentile Segretario,
mi rivolgo a Te nella speranza di poter trovare risposte a quesiti che riecheggiano insistentemente dopo la lunga Assemblea del 7 ottobre scorso, alla fine della quale, con una mozione votata a larghissima maggioranza, la Presidente del Pd Antonella Pepe veniva sfiduciata perché colpevole di conclamato spirito di servizio. Un reato odioso specie se posto in essere da chi politicamente è cresciuto e maturato solo ed esclusivamente all’interno del Partito Democratico.
Ti scrivo da semplice militante, una militante, però, che ha vissuto l’estrema solitudine che si riserva, in questo partito e in questa provincia, a chi la pensa diversamente. Talmente sola ed isolata da avere per un attimo pensato di essere amaramente e banalmente nel torto e che, pertanto, a tanta unanimità di facciata dovesse necessariamente corrispondere una indiscussa bontà di vedute. Pian piano però arrivarono i primi cortesi allontanamenti, le prime garbate espulsioni e la faccia dura di questo partito andava a braccetto con la progressiva ma inesorabile perdita di consenso e di iscritti. Sino ad arrivare allo scorso venerdì in cui hai permesso che la Rocca dei Rettori si trasformasse in un Armageddon democratico e non ti sarà difficile intuire, ne sono certa, ove, a mio avviso, si collocano i cattivi e ove i buoni.
Antonella Pepe, dunque, colpevole di impegno. Nessuno, caro Segretario, ha ben compreso le ragioni della sfiducia. Chi fa politica sa che la candidatura è un processo che, innanzitutto, matura all’interno del partito in cui si milita, di cui si ha la tessera. E allora veniamo al primo quesito: per questo Partito riveste ancora un valore la militanza e la durata della stessa, riveste ancora un valore la coerenza, l’appartenenza, la fatica, il mostrarsi ancorato ad un insieme di valori e di principi anche quando ti sembra che le ricadute pratiche lascino molto a desiderare? La candidatura ha quasi un valore pedagogico e di virtuoso ammonimento nei confronti di chi intenda impegnarsi in politica. Ti candido perché sì sei bravo e competente ma ti candido anche perché ci sei sempre stato, perché questo è il tuo partito. Il cosiddetto partito scalabile, uno degli elementi identitari del nostro Partito. Conosco Angelo Moretti da tempo e ne riconosco la solidità, la capacità e le competenze. Non credo abbia mai avuto la tessera del PD e permettimi di dissentire dalla generale vulgata secondo cui lo stesso avrebbe avuto maggiore possibilità di penetrare universi trasversali ed estranei al nostro mondo. Chi e cosa ti ha dato l’assoluta certezza che lo stesso avrebbe raccolto il convinto consenso anche del nostro mondo, del nostro elettorato?
E qui veniamo al secondo quesito. Siamo gente di mondo e sappiamo bene che tutte le candidature transitano per il livello centrale. La sfiducia alla Presidente Pepe è un solenne atto di sfiducia a quel livello, un attacco frontale a quella Direzione nazionale del Partito Democratico che ha inteso tributare preminenza all’appartenenza. Qual è la tua mission? Diseredati a livello regionale, perseguiamo lo stesso tasso di isolamento anche al livello nazionale del Partito Democratico? Perché?
Caro Segretario, l’obbedienza è un valore ma anche un limite, specie se si guida un partito che dovrebbe avere l’ambizione di includere, rifuggendo le logiche, queste sì perdenti, del finto unanimismo.
Con amicizia”.