Nel contesto politico contemporaneo, la negazione è una forza predominante. L’attacco agli avversari è divenuto pratica comune, spesso preferita a proposte di carattere assertivo. Ciò avviene poiché l’opposizione genera consenso più facilmente della costruzione di mozioni positive, trasformando così la politica in una macchina della negazione.
Questa riflessione è emersa con chiarezza durante la lectio magistralis del professore Roberto Esposito, dal titolo “Il potere della parola“, tenutasi nel pomeriggio di oggi al Comunale di Benevento.
Ospite del terzo appuntamento della decima edizione del Festival Filosofico del Sannio ‘Stregati da Sophia’, Esposito, docente emerito di Filosofia teoretica presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, ha sottolineato l’importanza di riconsiderare una diversa prospettiva, tale da giungere a trasformare il linguaggio politico, da strumento di negazione ed aggressione, in un veicolo di forza e innovazione. “Il linguaggio politico per eccellenza è oggi la negazione – ha affermato -. Se la politica volesse fare un passo in avanti potrebbe impegnarsi a pensare la negazione come differenza e a pensare l’uguaglianza come continua inclusione delle differenze”.
Durante il suo intervento, il Professore ha illustrato come le parole non siano meri strumenti di comunicazione, ma abbiano un impatto profondo sulla realtà sociale e politica. Ha evidenziato come le dichiarazioni di guerra, ad esempio, rappresentino il primo atto bellico di un conflitto e come anche la pace sia definita attraverso le parole e la comunicazione: “Le parole si rapportano alle cose, non soltanto alle altre parole”.
Parlando davanti a una platea di studenti, il docente ha inoltre affrontato il tema dei conflitti, sottolineando che il linguaggio – sebbene il dialogo tra le parti e un confronto dialettico tra i leader siano sempre auspicabili – non risulta di per sé sufficiente alla risoluzione dei conflitti. “Le guerre, infatti, possono piuttosto insorgere a causa di parole – ha sostenuto il prof. – ma non essere risolte dalle stesse”.
Festival Filosofico, Roberto Esposito e la riflessione sull’attuale linguaggio della politica
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