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Riceviamo a pubblichiamo la nota stampa a firma di Lucio di Sisto consigliere comunale Sassinoro.

Mentre alcune rappresentanze istituzionali dell’area sannita e molisana celebrano con entusiasmo l’istituzione del Parco Nazionale del Matese, molte comunità locali continuano a manifestare perplessità e preoccupazione. Chi vive ogni giorno questi territori sa bene che le trasformazioni imposte dall’alto, senza un reale e trasparente coinvolgimento popolare, generano più incertezze che risposte.

Si parla di tutela ambientale e turismo sostenibile, ma sul campo si profilano vincoli più stringenti, burocrazia crescente e possibili limitazioni nella gestione autonoma del territorio. Elementi che rischiano di penalizzare aree già fragili, segnate dallo spopolamento e dalla carenza cronica di servizi.

Per ora, i veri “beneficiari” sembrano essere soprattutto cinghiali, cervi, caprioli e lupi, che troveranno più spazio, protezione e proliferazione, a discapito di un mondo agricolo già fortemente penalizzato. Per i cittadini, invece, si prospettano nuove difficoltà e incertezze. I vantaggi? Apparentemente concentrati in poche mani, secondo un modello che rischia di favorire interessi particolari a discapito dell’interesse generale.

È importante sottolineare che questo processo non ha visto il coinvolgimento diretto e strutturato delle comunità locali: nessun referendum, nessuna consultazione pubblica ampia, nessun confronto reale. Tutto è stato deciso altrove, secondo logiche che molti cittadini percepiscono come distanti, se non addirittura ostili.

Con l’entrata in vigore del decreto ministeriale, si apre ora una fase nuova, segnata da una crescente mobilitazione civile. Non si escludono azioni legittime sul piano giuridico e politico da parte di chi ritiene che la volontà delle popolazioni locali sia stata ignorata. Una battaglia che si preannuncia lunga, ma necessaria, per difendere il diritto delle comunità a partecipare alle scelte che riguardano il loro futuro.

Oggi più che mai, alla luce di questa ennesima vicenda che coinvolge profondamente il territorio senza il consenso reale della popolazione, si manifesta in tutta la sua evidenza il crescente distacco tra politica e cittadini. Un divario che mina la fiducia nelle istituzioni e alimenta un senso di abbandono e frustrazione.

E non va dimenticato un aspetto fondamentale: chi si è speso pubblicamente a favore del Parco, senza tenere conto delle voci contrarie, dovrà inevitabilmente confrontarsi con il giudizio elettorale dei cittadini. Il consenso non è eterno, e le scelte politiche hanno sempre conseguenze. La fiducia si conquista con l’ascolto e il rispetto, non con le imposizioni.

Il rischio concreto, ormai evidente, è che il mondo rurale del Matese venga progressivamente marginalizzato. L’agricoltura, l’allevamento, le tradizioni, il lavoro e l’identità del territorio rischiano di scomparire sotto il peso di una narrazione ecologista che, nella pratica, sembra ignorare chi qui ci vive davvero.

L’istituzione del Parco, così come condotta, appare sempre più come un’opportunità per pochi e un problema per molti. È tempo di fermarsi e aprire un dialogo vero, che tenga conto della realtà e non solo delle visioni di chi governa da lontano. Perché un territorio si protegge, sì, ma insieme a chi lo abita – non contro di loro.

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