Tempo di lettura: 3 minuti

L’ultimo disperato tentativo. Il Benevento saluta il terzo allenatore stagionale e accoglie Andrea Agostinelli. Spetterà al tecnico originario di Ancona provare a raggiungere una miracolosa salvezza, ereditando una squadra scivolata in ultima posizione, costretta non solo ad agganciare il Perugia (quartultimo) ma anche a superare Brescia e Spal che la precedono. Una mission impossibile per una formazione dall’encefalogramma piatto, incapace di tirare fuori orgoglio e voglia in quella che sarebbe dovuta essere la partita della vita.
In sei giornate Agostinelli dovrà riuscire in quello in cui i suoi predecessori hanno fallito: dare un’anima, un’identità a una squadra dai numeri impietosi. Una full immersion attende l’allenatore che tra pochi giorni, il 20 aprile, compirà 66 anni e che manca su una panchina italiana da una decade, esattamente dalla stagione 2012/13. La chiamata di Oreste Vigorito è stata una sorta di regalo di compleanno anticipato, una decisione che avrà colto di sorpresa non solo il diretto interessato, impegnato nel campionato di Malta con il Gudja United.
Non ci ha pensato due volte Agostinelli ad accettare il Benevento, l’occasione per rientrare nel giro non avendo nulla da perdere e tutto da guadagnare. La retrocessione, nel caso, non gli potrà certo essere imputata e nel contratto, stando ai rumors, sarebbe presente una clausola di rinnovo automatico in caso di salvezza.
Tecnico e squadra, insomma, si giocheranno il tutto per tutto in sei giornate di campionato, incominciando dalla sfida casalinga contro la Reggina dell’ex Inzaghi, in programma sabato al “Ciro Vigorito“, che i giallorossi hanno iniziato a preparare oggi con una doppia seduta. I calabresi sono una delle sette squadre che c’erano anche nel campionato di serie B 2012/13, quando Agostinelli prese il posto di Castori alla guida del Varese, subentrando a cinque giornate dalla fine e fallendo l’aggancio ai play off. Era una ‘cadetteria‘ a ventidue squadre, molte delle quali oggi sgomitano tra serie C e D.
Una sorta di multiverso, per un allenatore che negli ultimi anni ha intrapreso una seconda vita. Dopo l’esperienza da direttore tecnico al Potenza (in D), la decisione di allenare all’estero, partendo dall’Albania e dalle panchine del Partizan Tirana e dello Skenderbeu. L’avventura in Congo, alla guida del Motema Pembe, e il ritorno in Italia come responsabile dell’area tecnica del Livorno. Di Agostinelli, però, si ricordano recentemente soprattutto le telecronache e le ospitate televisive. Oggi, nell’allenamento pomeridiano, è stato il tempo di tornare a indossare tuta e scarpini per provare a riscrivere due storie: quella del Benevento e quella personale. All’orizzonte una montagna da scalare per dimostrare che la scelta di Oreste Vigorito non è stata priva di fondamento.

Dal campo all’etere, il tilt comunicativo delle emozioni giallorosse: dal ‘Vigorito’ è tutto, a voi la linea studio