“Fui anche un po’ fortunato”. Rosario Compagno affronta così il discorso sul suo gol al Messina nella finale play off del 13 giugno del 1999. “Sono passati quasi 24 anni e il fatto che quella squadra venga ancora ricordata con grande affetto vuol dire tanto”, dice mostrando grande umiltà. “Riuscimmo a trasmettere un senso di appartenenza, di unione e di sacrificio che sposò perfettamente il calore e l’umanità della tifoseria”. Estendere complimenti individuali al gruppo di lavoro non è da tutti, ma all’ex difensore palermitano – che appese le scarpe al chiodo ha poi deciso di allenare – viene molto naturale: “Il gol fu solo il coronamento di un percorso collettivo. In campo c’era affiatamento, ma anche fuori non scherzavamo. La sera uscivamo insieme, ci preoccupavamo l’uno dell’altro, eravamo e siamo ancora grandi amici. Nel calcio di oggi non vedo tutto questo, abbiamo persino un gruppo Whatsapp in cui ci confrontiamo e ci scambiamo gli auguri nelle varie occasioni”.
Nel 1998 ti trasferisti dal ‘tuo’ Palermo al Benevento, due squadre che sabato si troveranno l’una di fronte all’altra in Sicilia:
“E’ un momento delicato per i sanniti, spero che le cose possano rimettersi a posto nelle ultime cinque giornate perché mi farebbe male vedere il Benevento in serie C. Al Barbera sarà difficile imporsi, il pubblico vuole una vittoria per sognare i play off e nelle ultime dieci gare i rosanero hanno ottenuto i tre punti solo col Modena, seppur largamente (5-2). Ci sarà da battagliare”.
Il pubblico imputa ai giallorossi mancanza di voglia e carattere, si può essere d’accordo?
“Ho visto diverse partite del Benevento, è evidente che qualcosa non sia andato per il verso giusto fin da inizio campionato, lo testimonia il fatto che Agostinelli sia il quarto allenatore stagionale. Ritengo comunque inutile, in questo momento, individuare colpevoli e puntare il dito. Il campionato offre ancora una possibilità e finché esiste uno spiraglio bisogna crederci con tutta l’aggressività che sino ad ora è mancata. Poi verrà il tempo dei bilanci”.
Tra Palermo e Benevento ci sono tredici punti di differenza, c’era da aspettarselo?
“A mio parere la serie B è seconda, per difficoltà ed equilibrio, soltanto alla Championship inglese. Non si possono fare calcoli, anche se hai una rosa dai nomi importanti rischi di perdere ogni sabato. Servono applicazione, condizione e mentalità, e se non le hai non vai da nessuna parte. Mi ha colpito particolarmente il fatto che a Palermo i tifosi siano rimasti delusi per la sconfitta contro il Venezia, ma basta dare un’occhiata alla rosa dei lagunari e al loro modo di giocare per capire che non sono gli ultimi arrivati, anzi. Questo è un campionato terribile”.
Nel buio totale delle ultime settimane sta brillando la stella di Carfora, opinioni?
“E’ un gioiello che sta meritando tutto lo spazio che gli viene concesso. Ben vengano storie come la sua, quelle di giovani in grado di coinvolgere e appassionare i tifosi. Ha conquistato un posto da titolare e gli vanno fatti i complimenti, ma devo dire che il Benevento ha un settore giovanile di tutto rispetto, uno dei migliori del Sud. La crescita del calcio italiano dipende dal lavoro che si fa con i ragazzi e il club giallorosso in questo senso opera molto bene”.
La retrocessione anche per questo rappresenterebbe una doccia gelata.
“La società non merita questo declassamento, spero che i giocatori diano l’anima e facciano di tutto per evitarlo. Non conosco di persona il presidente Vigorito, ma lui ha tutta la mia stima. Dalle apparizioni televisive traspare la sua serietà, ha fatto grandi investimenti. Si vede anche a distanza che ha un forte legame con il Sannio”.
L’esperienza nel settore giovanile del Palermo, poi quella al Savoia come vice di Aronica, cosa bolle in pentola per Rosario Compagno?
“Sono innamorato di questo sport, vedo partite di continuo seguendo tanti campionati. Nel frattempo provo ad aiutare alcuni giovani calciatori nella tecnica individuale insieme a un mio amico preparatore. E con l’Associazione Allenatori giro la Sicilia per convegni e seminari”.
Tuo figlio Andrea (in foto a sinistra), intanto, continua a fare gol nella SuperLiga rumena.
“Si stanno disputando i play off, Andrea ha segnato anche nello scontro diretto contro il Constanta, la squadra allenata da un mito come Gearge Hagi, davanti a quarantamila spettatori. In vetta ci sono tre squadre in due punti, mancano sei gare e il titolo è ancora possibile”.
Lo vedremo in azzurro?
“Sono sicuro che dipenderà da lui, deve continuare così perché lo staff di Mancini lo segue. La convocazione per le sfide con Inghilterra e Malta è stata vicinissima, se Scamacca non avesse recuperato dall’infortunio sarebbe stato lui il prescelto. Andrea è tranquillo, continuando a lavorare come sta facendo si toglierà anche questa splendida soddisfazione”.
Palermitano e doppio ex, Rosario Compagno: “Finchè c’è uno spiraglio il Benevento deve crederci “
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