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Benevento – Nell’ultimo Benevento-Perugia era in tribuna, a un passo dai posti riservati alla stampa. Anzi, ad essere precisi Marko Pajac era seduto lì dove solitamente è proibito: sulle scale. Sì, quelle che separano un settore da un altro e che dovrebbero rendere rapido il deflusso in caso di emergenza. Ma il Vigorito quella notte, in una vera notte play off, era pieno come un uovo. Marko al gol di Chibsah si alzò in piedi ad applaudire con gli occhi lucidi, canticchiò persino i cori della Sud tenendo il tempo con le mani; al fischio finale corse giù dai compagni, ad esultare moderatamente prima di concentrarsi insieme a loro sul match di ritorno in programma al Curi.

L’esperienza di Pajac nel Sannio non è stata memorabile, ma ha avuto un suo perché. Un senso, e pure tangibile, è possibile trovarlo nel gol al Latina che evitò la sconfitta dei sanniti al Francioni nel match di andata. Ma è soprattutto dopo, sul calare della stagione, che il croato è entrato nell’immaginario dei tifosi come il protagonista occulto di un’azione storica, quella che ha consentito alla Strega di battere il Frosinone grazie al colpo di testa di Ceravolo. La punizione da cui partì tutto la batté lui perché volle batterla lui. Il gesto del riscatto, la firma con inchiostro sensibile su un successo che a conti fatti può dire essere anche suo. 

A distanza di due mesi, giorno più giorno meno, Marko Pajac è dall’altra parte della staccionata. Si è appena presentato al Perugia. Sguardo innocente, Italiano migliorato da un’esperienza comunque intensa ai piedi della Dormiente, apparente spaesamento. “Se ho sentito qualcuno dei miei ex compagni? No, non ho sentito nessuno, ma sarà bello tornare a Benevento”. Difficilmente giocherà titolare nel catino ribollente – capienza permettendo – del Ciro Vigorito, ma pensa al passato con un pizzico di emozione: “Solo due mesi fa ero lì, ci aspetta una gran bella partita con una bella tifoseria. Sarà certamente una bella cosa per me. Sono qui a Perugia da due giorni, non abbiamo parlato di posizione tattica. Mi adatto: giocherò dove il mister vorrà”. Intanto un consiglio a Giunti possiamo darlo. Se in campionato contro il Frosinone, intorno al minuto 93, dovesse capitare di battere una punizione in zona offensiva, affidi il pallone a lui. Magari qualcosa di magico accade di nuovo.