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 Uno sguardo al cinema da dietro le quinte  e dietro la macchina da presa è stato quello che è stato proposto questa mattina presso la libreria Ubik per il festival  BCT, da Daniele Orazi, produttore cinematografico, che ha presentato il suo libro “Ostiawood” (Solferino Editore).   

L’incontro, moderato da Giulia Verona e Angelo Spagnoletti, mentre il direttore el Bct Antonio Frascadore seguiva con attenzione il dibattito, è stato utile per approfondire anche aspetti essenziali della città natale dell’autore, Ostia appunto, che negli anni 80 faceva i conti con la criminalità organizzata ed il bullismo. 

Il libro però è stato anche una commedia irriverente ed esplosiva sul mondo del cinema che si articola intorno alla “foresta” di Ostia (da qui il titoli in inglese) e ne disvela manie, paranoie, dubbi, aspirazioni che la settima arte produce quasi in automatico. Il romanzo racconta fatti reali, ma liberalmente rivisti e trascritti con l’intenzione di far togliere il velo che di cui il cinema ama cingersi.   

L’obiettivo del libro  era quello di creare personaggi non del tutto reali per poter comunque riferire di fatti quasi reali. “Ho  da sempre avuto la passione per la scrittura”, ha confessato Orazi, “ma l’ho sempre tenuti nel cassetto. Scrivevo di notte. Poi un giorno durante il mio vero  lavoro, che è quello di produttore cinematografico, mi trovai a parlare con degli esperti che mi dissero vogliamo pubblicare questo libro? Trovammo il produttore Solferino e io con incredulità ho scoperto molte cose di me e della sua famiglia”.

L’autore racconta di un romanzo diviso in due blocchi.  Il primo romanzo di Daniele Orazi si muove tra le pagine come su un set, con il piglio del conquistatore. L’autore guida i lettori attraverso un viaggio pieno di colpi di scena, rivelando segreti e manie che animano il fragile mondo delle celebrità. Ma bisogna anche sottolineare che altro obiettivo di questo libro di Orazi era quello di ridare dignità alla città che è stato sempre definita come il porto di Roma: “Oggi la criminalità c’è ancora, non è sparita, ma non è così soffocante come un tempo”.