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Milano – La guerra, geograficamente, è distante. Il dolore e il terrore no. Sono sensazioni che colpiscono a prescindere dal luogo. E questo perchè esistono le immagini che fanno in modo di rendere tutti partecipi di un dramma. Un dramma di guerra, di bombe, di invasioni, di prevaricazione e uso della forza. Tutto senza senso. E a questo dramma ne va aggiunto un altro. Quello di chi deve prendere e lasciare la propria terra pur di salvarsi la vita. Raccogliere quel poco che si può, stringersi ai figli e scappare. E’ il dramma dei profughi che stanno lasciando con ogni mezzo possibile, anche a piedi, la propria terra. Per lo più donne e bambini. 

Una storia che ha mosso il mondo intero e messo in piedi una macchina organizzativa senza precedenti. Una catena di montaggio alla quale hanno preso parte Domenico, sannita di Cautano, ed Elisa, la compagna milanese. Il richiamo dell’umanità non poteva passare inascoltato e questa mattina si sono messi in moto rispondendo all’appello de Le Iene, hanno preso la propria macchina e si sono diretti a Udine, luogo dal quale è partita la carovana diretta a Przemysl, un lembo di terra che separa il terrore dalla libertà.

Dopo vari articoli e servizi – inizia il suo racconto Domenico – io e la mia compagna abbiamo deciso di voler dare un contributo e mettere a disposizione la nostra macchina per prelevare i profughi e accompagnarli presso le loro destinazioni preferite, allontanandoli dalla guerra”.

Dalla Dacia Arena, luogo di ritrovo, è partita una lunghissima carovana fatta di auto, pullman e van. prima sosta a Cracovia e poi via verso il centro d’accoglienza dove, per fortuna, di persone ce n’erano poche. Ogni giorno, infatti, alle 18 arriva il treno pieno di profughi e molti erano stati portati già via.

Abbiamo atteso un nuovo arrivo e ci siamo presi cura di una donna e un bambino, accompagnati dal proprio cane, che volevano andare in Sardegna. Gli abbiamo proposto un passaggio a Milano per stare lì e riposare e martedì li porteremo a Genova per farli partire e raggiungere la loro meta desiderata”.

Facile chiedere a Domenico le proprie sensazioni, il difficile è spiegarle: un’esperienza del genere va vissuta per poter sentire sulla propria pelle il senso di tutto ciò.

Devo dire che ho un senso di angoscia da stamattina. Siamo arrivati in un pezzo di terreno con una linea che separa la libertà dal terrore. E abbiamo avuto a che fare con persone che hanno superato il timore di mettersi in macchina con degli sconosciuti, pur di scappare dalla guerra. Abbiamo visto bambini piccolissimi, ignari e inconsapevoli di ciò che sta accadendo, ma già col peso addosso della guerra. Altri un po’ più adulti che ringraziano, non sorridono e hanno gli occhi spenti. La commozione è tanta ma questa situazione ci ha fatto capire una cosa importante. Spesso non ci rendiamo di conto di quanto siamo fortunati che non dobbiamo scappare da nulla ma ci lamentiamo di tutto. E’ un’esperienza della quale faremo tesoro e se ci sarà l’opportunità, la ripeteremo senza esitare un attimo”.