“Se c’è disinteresse generalizzato, purtroppo le cose non si fanno”. Se la ricerca scientifica non gode del favore né delle Istituzioni, né della stessa società civile nel suo complesso, non si può andare da nessuna parte, dice lo scienziato beneventano Antonio Iavarone, da una vita attivo negli Stati Uniti, diventata ormai la sua seconda patria (essendo state ritenute in Italia, ormai trent’anni fa, non rilevanti, eminenti o utili le sue capacità e le sue doti di ricercatore in campo oncologico). Il full professor dell’Università di Miami, in Florida, e Vicedirettore Sylvester Comprehensive Cancer Center è stato ospite questa mattina dell’Università Giustino Fortunato di Benevento per discutere con il pubblico dell’intelligenza artificiale nella ricerca e la cura dei tumori.
“Non è una priorità investire sulla ricerca, non interessa alla popolazione, ai politici, agli amministratori” ha scandito l’oncologo. “E’ un peccato che la popolazione non prenda coscienza dei problemi ma si renda conto solo quando ci si ammala“, ha sottolineato Iavarone che ha aggiunto: “Ricevo decine di richieste di malati del Mezzogiorno ma non si può fare nulla. Cerco di indirizzarli nei centri migliori. Ma è difficile. Non c’è stato un movimento popolare che abbia sostenuto queste iniziative”.
Un intervento quello di Iavarone che è stato molto netto, com’è nel suo stile e come ha fatto in tutte le volte che è tornato in patria e nel Sannio a discutere dei temi della ricerca scientifica. Lo studioso, come si ricorderà, fu impegnato 20 anni fa, all’epoca del Presidente Carmine Nardone alla Provincia e del Sottosegretario Pasquale Viespoli al Ministero del Lavoro, in un progetto che voleva istituire a Benevento un Centro specializzato nella ricerca scientifica in materia oncologica sotto la direzione proprio dello scienziato beneventano, cacciato alcuni anni prima dalla Federico II per la sua troppa… bravura. Ma di quel progetto da diverse decine di milioni di euro di investimenti, che avrebbe dovuto sorgere in contrada Piano Cappelle di Benevento, non se ne fece nulla.
Anche oggi dunque il convitato di pietra era proprio quel progetto fallito. Iavarone ha posto in evidenza i mancati finanziamenti sulla ricerca medica oncologica, nonostante i suoi appelli siano risultati infruttuosi. Dopo i saluti del Magnifico Rettore dell’UniFortunato Giuseppe Acocella, ha preso la parola Luca Milano, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Benevento, che ha spiegato: “Antonio Iavarone ha dato lustro al suo Sannio nel mondo. Siamo molto orgogliosi di averlo qui. E’ sempre vicino al nostro territorio”.
Sull’intelligenza artificiale, Milano è stato molto cauto: “E’ arrivata come un ciclone. L’IA in medicina ha tante potenzialità, però deve essere considerata come supporto per il medico, non una sostituzione. Può aiutare dalla formazione, alla diagnosi, alla terapia ma può offrire rischi etici. E’ fondamentale il rapporto umano medico-paziente. La valutazione del rischio clinico non può essere stabilita dall’intelligenza artificiale senza le giuste indicazioni e la supervisione del medico”.
E’ quindi intervenuto Iavarone che ha spiegato che “l‘intelligenza artificiale è il futuro della ricerca per i tumori e per molte altre malattie. Ci può dare modo di comprendere diagnosi più accurate e terapie più precise e personalizzate. E’ il futuro della medicina“. E poi ha precisato: “La cura dei tumori come concetto generale non esiste. La maggior parte dei tumori più aggressivi devono essere studiati a fondo. Nel nostro Paese non viene fatto mai. Mancano le strutture di ricerca che forniscano queste possibilità innovative. La ricerca è una possibilità di cura ma senza centri di ricerca queste possibilità non ci sono. Lo sto ripetendo da 20 anni e sono stato promotore di tantissime iniziative, tutte rivelatesi inutili in tal senso”.