Chiesto il rinvio a giudizio di Lucio Iorillo, 64 anni, ex operaio della Comunità Montana del Taburno, papà della ragazza quattordicenne che si tolse la vita il 6 gennaio 2008, e indagato dalla Procura della Repubblica di Benevento nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Giuseppe Matarazzo, il pastore 45enne di Frasso Telesino, ucciso nei pressi della sua abitazione con due colpi di pistola la sera del 19 luglio 2018, qualche settimana dopo essere uscito di prigione dove aveva scontato una condanna a 11 anni e 6 mesi perché riconosciuto responsabile di abusi sulla ragazzina. L’indagato è difeso dall’avvocato Raimondo Salvione. La richiesta di rinvio a giudizio è partita dalla Procura di Benevento, diretta da Aldo Policastro, con un’istanza del sostituto procuratore della Repubblica Stefania Bianco. Per la Procura sannita l’omicidio sarebbe stato commissionato per vendetta.
La storia
L’omicidio per cui ora è stato chiesto il rinvio a giudizio di Iorillo, è avvenuto il 19 luglio in contrada Selva, dopo un mese che Giuseppe Matarazzo era tornato in paese avendo scontato una condanna ad undici anni e sei mesi, per una storia di violenze sulla ragazza minorenne che poi si tolse la vita.
Quella sera del 19 luglio ad assistere all’omicidio di Matarazzo era stata la madre, tra i pochi a fornire una descrizione di quell’auto utilizzata per commettere l’agguato (una Croma), con due uomini a bordo da cui erano partiti i colpi di pistola che avevano raggiunto il figlio. I sicari lo fermarono con una scusa nei pressi della sua abitazione e gli spararono a bruciapelo. L’uomo venne freddato con 5 colpi di pistola. L’inchiesta aveva individuato in Giuseppe Massaro 60 anni, di Sant’Agata dei Goti, e Generoso Nasta, 35 anni, di San Felice a Cancello come esecutori materiali dell’omicidio del pastore. Secondo gli inquirenti Massaro avrebbe fornito l’auto di sua proprietà e una pistola 3,57 magnum legalmente detenuta per compiere l’omicidio, mentre Nasta avrebbe condotto l’auto con a bordo l’esecutore materiale dell’omicidio, ancora a piede libero.
Nasta e Massaro erano stati condannati all’ergastolo nel processo di primo grado dal Tribunale di Benevento, una sentenza poi ribaltata in Appello con l’assoluzione. Meno di un mese fa il ricorso in Cassazione e l’annullamento della sentenza d’Appello e la disposizione di un nuovo giudizio dinanzi a una diversa sezione della Corte d’Appello di Napoli.