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Pubblichiamo la nota delle associazioni Italia Nostra Matese Alto Tammaro, WWF Sannio, LIPU Benevento, Associazione Galanti S. Croce del Sannio, Associazione Socio Culturale Cerretese Cerreto Sannita, A.S.M.V. associazione storica medio Volturno, Istituto Storico Sannio Telesino, La Cittadella Morcone, Pro Olio San Lupo, Togo Bozzi Guardia Sanframondi, avente ad oggetto il Progetto di un impianto eolico, costituito da 8 aerogeneratori di potenza pari a 6,2 MW ciascuno, per una potenza complessiva di 49,6 MW, da realizzarsi nei comuni di San Lupo, San Lorenzo Maggiore, Pontelandolfo, Guardia Sanframondi, Cerreto Sannita e Casalduni.

“L’aggressione speculativa dell’eolico sulle aree inserite nella perimetrazione del Parco Nazionale del Matese, incontra una vasta opposizione di istituzioni, associazioni, singoli cittadini.

In sede di VIA (Valutazione di Impatto ambientale) al Ministero dell’Ambiente sono arrivate le osservazioni al Progetto da parte della Provincia di Benevento, di quasi tutti i comuni interessati, di singoli cittadini e associazioni locali. Fra queste, Italia Nostra Matese Alto Tammaro, WWF Sannio, LIPU Benevento, Associazione Galanti S. Croce del Sannio, Associazione Socio Culturale Cerretese Cerreto Sannita, A.S.M.V. associazione storica medio Volturno, Istituto Storico Sannio Telesino, La Cittadella Morcone, Pro Olio San Lupo, Togo Bozzi Guardia Sanframondi che hanno unitariamente presentato rilievi articolati e documentati. Una così ampia opposizione ha un significato inequivocabile: le aree di pregio, ambientale, paesaggistico, culturale, ricche di biodiversità e di produzioni di qualità, vanno sottratte alla devastazione eolica che comporterebbe la loro trasformazione in periferia industriale. Le risorse di questo territorio, adeguatamente valorizzate, possono consentire invece diverse e reali possibilità di contrasto allo spopolamento e di sviluppo economico sostenibile. Ci rivolgiamo quindi alla Regione Campania ed alle istituzioni competenti affinché, con la necessaria urgenza, vengano individuate le aree idonee per le FER (Fonti Energetiche rinnovabili). salvaguardando le aree di pregio che, nel perdurare dell’assenza di regole, rischiano di essere gravemente compromesse.

Molti i punti deboli del Progetto proposto nei territori del Matese sud-orientale:

  1. Non tiene conto dell’effetto cumulativo sul consumo di suolo
  2. Non fornisce la geolocalizzazione dell’impianto nel contesto cumulativo delle decine e decine di pale eoliche già installate o autorizzate o che hanno richiesto l’autorizzazione
  3. Non presenta le necessarie elaborazioni relative all’impatto visivo singolo e cumulativo
  4. Di fatto trascura, nega e vilipende la valenza paesaggistica del Matese, del sito specifico della Leonessa e del patrimonio culturale censito nella Carta archeologica dei Comuni di Cerreto Sannita, Guardia Sanframondi, San Lorenzello
  5. Nelle aree contermini non sono elencati tutti i beni vincolati ope legis ai sensi del D.Lgs 42/2004, in contrasto con quanto previsto dalle linee guida del DM 10.9.2010, compresi gli usi civici dei comuni
  6. Non verifica se siano in corso procedure di tutela e quali, procedure di vincolo o di accertamento della sussistenza di beni archeologici e non tiene conto del Vincolo paesaggistico di parte del territorio comunale di Pontelandolfo
  7. Manca una visione particolareggiata e specifica delle ricadute paesaggistiche, con impatto visivo, per ciascuna delle aree e degli elementi soggetti a vincolo o per cui sono in corso procedure di vincolo o di accertamento di sussistenza di Beni archeologici, inclusi i centri storici di struttura e origine medievale
  8. Manca di qualsiasi riferimento al Parco Nazionale del Matese, la cui perimetrazione è già stata definita dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale
  9. Non valuta l’impatto sulla salute della popolazione che vive in prossimità delle pale
  10. Il progetto manca della valutazione dell’impatto cumulativo (impianti realizzati + autorizzati + progetti in iter autorizzativo) rispetto alla flora e alla fauna, con riferimento alle aree della rete Natura 2000, all’oasi WWF “Lago di Campolattaro, al Massiccio del Taburno Camposauro
  11. Non considera gli impatti economici su un territorio vocato alla produzione agroalimentare di qualità”.