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Benevento – Ritorno in campo con tanto di gol, purtroppo inutile. Le mani portate alle orecchie mentre lo speaker del “Ciro Vigorito” intonava il suo nome, ma questa volta tra chi urlava “La-pa-du-la” c’era anche chi fischiava. Non basta una rete, quella del momentaneo pareggio contro la Spal, a cancellare di colpo sei mesi di turbamenti che hanno finito, inevitabilmente, per condizionare il cammino del Benevento

Idolatrato in Perù, il “Bambino delle Ande” si è giocato a gennaio, colpa anche di una gestione discutibile, gran parte della stima e dell’affetto della piazza giallorossa. I mal di pancia invernali sono stati intesi come una sorta di tradimento da parte di un giocatore che, nel solo girone di andata, aveva dimostrato, con dieci reti, di essere un valore aggiunto, un lusso per il campionato di serie B.

Un torneo che stava stretto al ragazzo che sogna il Mondiale con la maglia della Blanquirroja, tanto da indurre Fabio Caserta a sancire pubblicamente la rottura tra le parti. Messo fuori rosa, Lapadula era poi tornato a furore di popolo a fine febbraio, dopo che le cose per la Strega erano iniziate a precipitare. Cinque partite giocate, saltando la trasferta di Brescia, poco più di 200 minuti complessivi e nessun gol messo a segno: il chiaro segnale di una pace dettata dalle reciproche necessità più che da altro.

La chiamata in Nazionale come diretta conseguenza, staccando il pass per potersi giocare a giugno la qualificazione al Qatar. Un momento felice vissuto dall’altra parte del mondo, prima di dover fare nuovamente i conti con la realtà. Sette gare ai box, colpa (stando a quanto riferito nel Sannio) di un problema alla caviglia. Sette partite decisive che avrebbero potuto condurre il Benevento in alto, facendolo invece sprofondare al settimo posto finale.

Uno spettro che ha aleggiato per sei mesi intorno al “Ciro Vigorito“, facendo avvertire la sua presenza (o meglio dire assenza) mentre la squadra falliva sistematicamente ogni occasione buona e mentre dal Perù arrivavano voci discordanti sulla realtà delle cose. Non c’è da meravigliarsi, allora, se gli applausi di un tempo si siano trasformati in fischi da parte di quei tifosi che si sono sentiti traditi, delusi da un estenuate balletto che ha logorato tutti.

L’infortunio di Forte e gli stenti di Moncini hanno offerto a Lapadula una nuova occasione, sono state ancora una volta le necessità a spingere verso una forzata stretta di mano. Il gol contro la Spal ha rappresentato una magra consolazione, la vera occasione per sedersi e gustarsi il calumet della pace sarà al “Del Duca” di Ascoli. Toccherà ancora una volta a Lapadula guidare l’attacco della Strega per muovere l’assalto ai bianconeri. Servirà solo vincere e il Benevento avrà al massimo 120 minuti a disposizione, poi tutto sarà storia. Quella tra l’attaccante e la società si deciderà in estate, a fronte di un altro anno di contratto, ma nel frattempo di sono dei fischi da trasformare in applausi per ritardare la resa dei conti.