Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa a firma del responsabile dell’Associazione del tribunale del Malato, Nicola Boccalone, dopo la nomina avvenuta nei giorni scorsi di Edvige Cascone come direttore sanitario dell’Ospedale San Pio.
Ecco il testo
L’Associazione non fa mancare il proprio saluto di benvenuto alla dottoressa Edvige Cascone, neo Direttore sanitario dell’A.O. San Pio , alla quale il Direttore generale, dottoressa Maria Morgante, si rivolge in modo accorato chiedendo di far riemergere Benevento, facendola uscire da dietro le quinte dove è stata per troppo tempo. Un auspicio, questo, guidato da profonde riflessioni quali “non siamo il Caldarelli ma non abbiamo neanche nulla da invidiare ad esso”, così riporta la stampa locale. Ed ancora, “dobbiamo essere un Ospedale innovativo partendo dal tradizionale”. Parole sante, parola giuste, quanto mai appropriate! Non mancano però recenti particolari che spingono a più di una riflessione, anche alla luce delle considerazioni del Direttore generale non certo generose rivolte alle precedenti gestioni che, pure, in nome dell’innovazione si erano preoccupate di dotare il nosocomio di un robot investendo addirittura 12 milioni di euro. Con rinnovato piacere l’Associazione accoglie l’annunciato rilancio del nosocomio cittadino. Ripartire, cancellando la memoria e il tempo trascorso, è una capacità non comune che ha il pregio di marchiare come eccezionali risposte ordinarie all’utenza. I tempi di attesa e di risposta all’utenza, le barelle in sosta al pronto soccorso rappresentano il punto di sintesi di un disagio gestionale al quale dovrebbero sentirsi attratti anche i sistemi di gestione della medicina di territorio. Il pronto soccorso, quale porta di ingresso alla medicina ospedaliera, è condizionato non solo dalla fluidità delle dinamiche gestionali interne al nosocomio ma anche dal carico di domande che viene dall’intero territorio. Cosicché viene da chiedersi se per avviare un percorso di rilancio dell’intera proposta sanitaria territoriale non siano oltremodo mature, ora, le condizioni per mettere in campo progettualità di sintesi convergenti tra medicina ospedaliera e medicina di territorio. In tal senso si esprimono le moderne concezioni della sanità pubblica sui territori di competenza, indicate nel recente Decreto Ministeriale n. 77/2022, che programma, tra l’altro, la realizzazione di Case di comunità, integrate anche con la figura dell’infermiere di famiglia o di comunità, per dare risposta anche alle aree interne con basso tasso demografico. La neo direttrice, dottoressa Cascone, per la sua ampia esperienza nell’Asl, non mancherà di guardare oltre le mura ospedaliere e di constatare la “consistenza” della medicina di territorio che attende ancora la sua definizione e attuazione per ipotizzare una filiera di presidi e di offerte di servizi, capillarmente distribuiti sull’intero territorio di competenza. Ci si riferisce ad un’articolazione che dovrebbe portare alla selezione della quantità e qualità della domanda di sanità da indirizzare verso i presidi ospedalieri. La mancata realizzazione degli interventi previsti presso il presidio di Sant’Agata de’ Goti, che agognava ad essere un efficiente riferimento per le emergenze-urgenze, come prevedeva il Decreto Commissariale n. 41/2019, ha ulteriormente amplificato il deficit strutturale dei presidi territoriali destinati ad intercettare la domanda di sanità, costringendo il cittadino ad avere come unico riferimento il Pronto Soccorso del Rummo. Da qui l’interrogativo se il Pronto Soccorso cittadino sia da considerarsi non la causa bensì la vittima di un’offerta sanitaria pubblica che non è mai diventata sistema, pur avendo – dopo la decretata chiusura della fase di commissariamento nel 2019 – il favore normativo e il congruo supporto economico per soddisfare il bisogno dei cittadini di sanità, nel rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza.
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